Coreografie per un disastro (Miami Dolphins vs Tennessee Titans 27-28)

Nella partita che poteva facilitare il loro finale di stagione, i Dolphins tirano fuori la peggior prestazione dell'anno

Il proscenio della notte era ideale. I Dolphins (9-3) lanciatissimi verso lo scontro fra titani per l’egemonia della Conference contro i Ravens, i Titans (ironia della sorte) vittima sacrificale di una squadra che fino ad ora ha sempre disposto a proprio piacimento di chi avesse un record al di sotto della parità, come il loro striminzito 4-8. Titans con una secondaria battibilissima, senza Simmons in DL, con un QB rookie, mai vittoriosi in trasferta contro una squadra che in casa le ha sempre vinte tutte con tanto scarto, facilità e divertimento. Partita totalmente impronosticabile, no?

Hold my beer…

Il primo quarto sembra un incubo per la squadra di casa. Prima si infortuna Howard, fortunatamente senza conseguenze. Poi vanno giù Connor Williams (snap fantasiosi o meno, sta facendo una stagione da All-Pro) e Tyreek Hill, nel raccapriccio generale. La sua caviglia si piega un po’ troppo sotto il peso di Murphy-Bunting, che lo aveva appena placcato ben dietro la linea in quello che è probabilmente il gioco più nefasto di tutto il pur notevole repertorio offensivo dei cetacei: lo screen ipertelefonato sulla linea di scrimmage. Nel frattempo Miami trova anche il modo di portarsi sopra nel punteggio grazie a un intercetto dell’ottimo Zach Sieler, ma l’assenza di Hill rende a tutti ben chiara la definizione di MVP e rende a tutti ben chiaro che non è Tua (sebbene in crescita, scordatevi che esista un minimo dubbio sulla solidità del suo status).

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Sembra tutto abbastanza in ordine per i Dolphins, che peraltro sono anche riusciti a togliere Derrick Henry dal playcalling degli avversari, visto il bel numero di terzo-e-tanto a cui la difesa costringe gli avversari. Ma proprio su un terzo-e-tanto nel secondo quarto comincia a scricchiolare qualcosa. Will Levis (giocatore molto migliore dei suoi numeri) sfugge ad un sack praticamente già a referto di Bradley Chubb, e comunque non converte il terzo down. Mentre sta per entrare il kicking team, Chubb scarica malamente tutta la frustrazione per l’occasione perduta scagliando a terra il casco mentre era ancora in campo, e da un potenziale FG i Titans si ritrovano con un 1st-and-goal regalato. Mettono quindi il primo TD con Henry se non altro per educazione, verrebbe da dire.
Dopo un altro drive decisamente asfittico di Tagovailoa, i Titans non accettano nemmeno l’idea di inginocchiarsi con 30 secondi sul cronometro e si inventano un drive di 69 yard in 7 giochi e 28 secondi, chiudendo il primo tempo con un FG. Intervallo, con implacabile statistica che ricorda che i Dolphins sono 0-3 quando sono sotto alla fine del primo tempo.

Nel terzo quarto un Field Goal per parte, anche se Tua senza Hill è decisamente spaesato, nonostante giocate decisamente apprezzabili da parte di Waddle e di Cedric Wilson.

Nel quarto periodo succede più o meno l’impossibile. Dopo un altro FG, i Titans pensano sia giunta l’ora di spararsi sui piedi. Un muffed punt di Garror e un pitch fatto male da Levis e trattato di conseguenza da Henry vengono convertiti in quattordici punti dai Dolphins. Coreografie in end zone, bracket dei playoff a pioggia, McDaniel con look da GTA, tutto secondo copione. Bene, sipario.

Perchè succede proprio questo. I Dolphins smettono letteralmente di giocare, da tutte e due le parti. Con poco meno di quattro minuti i Titans cucinano il loro miglior piatto con gli ingredienti che hanno (DeAndre Hopkins e Derrick Henry nello short yardage, a dirla tutta) e piazzano due drive da touchdown. Il campanello d’allarme della conversione da due sul primo non viene recepito dai Dolphins, troppo convinti di una solidità che non hanno. I Titans non hanno niente da perdere, quindi osano e anche molto. Ultimo drive di sei giochi per sessantuno yard coperte in ventisei (!) secondi.

Ultimo possesso di Miami inconcludente, come tutta la loro partita.

Il clichet del Dolphins December sta riaffacciandosi in tutta la sua inesorabilità, per la gioia dei (cardiologi  e degli psicoterapeuti dei) tifosi di Miami. Una squadra che ambisca a più di una wildcard deve avere una solidità differente, una cura del dettaglio che i Dolphins non hanno (la penalità di Chubb). Miami ha dimostrato tutti i suoi limiti nel peggior momento possibile. La dipendenza da Hill era conclamata ma non fino a questo livello. Tua deve rimettersi in carreggiata subito, e può farlo. McDaniel ha avuto una delle sue peggiori serate dal punto di vista del playcalling. Le buone giocate di Waddle, Mostert, Achane e Wilson avrebbero dovuto dare un po’ di coraggio a Tagovailoa, molto in difficoltà dietro una OL troppo rimaneggiata per proteggerlo bene. Il resto del calendario dice che ora arrivano i Jets, che hanno appena bullizzato i rinati Texans e non vedono l’ora di rovinare la stagione ad una arcirivale, poi a Natale arrivano i Cowboys (che in questo momento sono solo dietro ai Niners, a nostro modesto parere). Poi c’è la trasferta di Baltimore, altro cliente poco socievole, per chiudere la regular season nel 2024 contro Buffalo in casa. McDaniel è riuscito a dimostrare che non è solo in grado di vincere contro squadre sopra il .500, a dirla tutta. Per quanto riguarda la division la situazione vede comunque i Fins a 9-4 che ancora hanno margine sui Bills (7-6). L’infermeria è un totale problema: Armstead, ma non è una novità, Hunt, Holland, Phillips, aspettando notizie su Connor Williams e Tyreek Hill.

Per i Titans poco da aggiungere vista la stagione compromessa. Vrabel ha dimostrato di preferire la solidità alle coreo in endzone, Hopkins ha legittimato ampiamente i suoi numeri (statisticamente è il ricevitore più prolifico in attività). Derrick Henry comincia a sentire il peso dell’età e della massa imponente che mette sulle sue articolazioni ad ogni corsa, ma in situazioni di short yardage è sempre una sentenza.

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Mauro Clementi

Curioso esempio di tifoso a polarità invertita: praticamente un lord inglese durante le partite della Roma, diventa un soggetto da Daspo non appena si trova ad assistere ad una partita di football. Ha da poco smesso lo stato di vedovanza da Marino. Viste le due squadre tifate, ha molta pazienza.

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