Ndamukong Suh, rischi e benefici

Ndamukong Suh è il free agent più pagato nella storia della NFL. Una acquisizione non priva di rischi, nonostante il valore indiscutibile del giocatore.

Senza nemmeno pensarci, il botto più rumoroso della passata offseason è stato il passaggio di Ndamukong Suh (/ɨnˈdɑːməkɨn ˈsuː/, per capirsi) dai Detroit Lions ai Miami Dolphins.
Il front office di Miami ha confezionato la classica offerta non rifiutabile: sei anni, 114 (centoquattordici) milioni di dollari, 60 garantiti. Giova ricordare che Suh aveva appena completato il suo contratto da rookie ai Lions, anch’esso su cifre ragguardevoli (cinque anni, 68 milioni, 40 garantiti).

Stiamo parlando di un defensive tackle, non di un franchise QB. Per capire che cosa abbia indotto prima i Lions e poi i Dolphins ad impegnare su un solo giocatore una bella fetta del proprio salary cap dobbiamo farci una idea di quale sia la “mission” di un defensive tackle, quale tipo di asset possa essere un giocatore come Suh e quali siano i rischi connessi ad un investimento di questo tipo su un solo giocatore in un ruolo che non sia quello del QB. Come inciso, i difensori con un contratto superiore ai cento milioni in tutto sono tre: Suh, JJ Watt (100M, 51.875 garantiti) e Justin Houston (Kansas City Chiefs, 101M, 52.5 garantiti). Breviter, tutti e tre incassano in sostanza almeno un milione di dollari per ogni partita giocata.

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Una distinzione però è necessaria per capire le peculiarità di un giocatore come Suh: in una “pass happy league”, restando sul vecchio adagio “l’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite”, prendiamo atto che Watt e Houston sono due pass rusher, due giocatori che potenzialmente possono avvicinare o superare i venti sack annui finchè il fisico tiene.

Suh è un interior lineman. Non credo ci si aspetti una produzione di sack in doppia cifra, non è quello che gli viene richiesto.

Cerchiamo quindi di capire quali siano i punti a suo favore, i difetti (già abbastanza noti) e di vedere come i Dolphins lo stanno utilizzando, con un successo che comincia a diventare apprezzabile. Alla fine vediamo quale può essere il risk/reward su una spesa di questo tipo per un DT.

Ndamukong Suh Dolphins

Andiamo per punti.

Suh fisicamente è un mostro. Grosso, veloce, esplosivo, reattivo, cattivo il giusto (e a volte anche oltre). E’ uno di quei giocatori che non possono essere persi mai di vista. E’ un raddoppio sistematico e a volte può non bastare e va triplicato. L’impatto di un giocatore del genere può esser visto “per sottrazione” sulla difesa dei Detroit Lions. Sebbene sia arrivato un veterano eccellente come Ngata e il resto della front seven abbia comunque veri quarti di nobiltà (Ziggy Ansah, Jason Jones, CJ Wilson), la perdita di Suh e di Fairley non è stata assorbita e i Lions sono, eufemisticamente, nei guai.

I paragoni nel tempo si sono sprecati. Il ragazzo è un po’ troppo “laico”, diciamo così, per essere accostato a Reggie White ma ci siamo. Ricorda un po’ di più Mean Joe Greene. E’ uno dei pochi DT in grado di spostare gli equilibri nella NFL. E’ un talento di riferimento per la propria generazione, uno dei pochi pro bowler “bona fide” insieme a gente come Watt, Gronkowski, Rodgers, Megatron… Insomma è in questa classe qui e anche se non fosse finito a Miami, l’ipotetico altro acquirente non lo avrebbe acquisito per una cifra minore.

Dal punto di vista tecnico Suh è un giocatore completo. La sua collocazione ideale è in una linea a quattro. A Detroit a volte shiftava e si posizionava come end, ma il suo core business è la distruzione della tasca sui lanci e dei blocchi sulle corse. Detta così pare semplice, ma è impressionante vederlo in azione. Come già accennato, Suh deve essere raddoppiato molto spesso e può non bastare. Anche se in uno scenario di questo tipo è poco probabile vederlo placcare, il raddoppio mette in condizioni migliori i compagni di reparto, LBs e DEs.

Quando Suh ha cominciato a “girare” per il verso giusto, Cam Wake ha prodotto 7 sack in 2 partite e mezzo prima di finire prematuramente la stagione, e ora la pass rush dei Dolphins, sebbene seriamente colpita dall’infortunio di Wake, ha ricominciato a dare una produzione accettabile pur in assenza di un pass rusher di fascia alta. Lo stesso Suh è talmente dominante dal punto di vista atletico che quando riesce ad uscire dai blocchi (e non è così infrequente), diventa un “sideline to sideline defender” di centoquaranta e passa chili, per la gioia di QB e runner.

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Parliamo ora di qualche punto ancora da chiarire, prima di ascriverlo nella colonna dei difetti.

Disciplina. Al ragazzo a volte scappa un po’ la mano, e uno come lui non passa inosservato, sia chiaro. A Detroit ha collezionato multe per circa 250mila dollari (non un problema insormontabile). Alcuni episodi noti, come il pestone su Evan Dietrich-Smith nel Thanksgiving Day o come i placcaggi appena “coreografici” sul buon Jay Cutler (che non sarà stato dispiaciutissimo del suo trasferimento a Miami…) lo hanno promosso a sorvegliato speciale, con l’etichetta di giocatore “sporco” che secondo me non merita. Anche a Miami è già stato attenzionato più volte dagli arbitri, anche se per adesso non si è segnalato per episodi poco commendevoli.

Leadership. Suh è capitato in una difesa qualitativamente accettabile, ma ancora orfana del carisma di due vere e proprie icone quali Zach Thomas e Jason Taylor. Il capo riconosciuto del gruppo è Wake, ma l’infortunio, l’età e lo stipendio ne mettono in forte dubbio il ritorno per il 2016. In sostanza a questo punto qualcun altro ha dovuto fare “un passo avanti”. Reshad Jones e Brent Grimes sono i nomi di punta della secondaria, i LB sono piuttosto anonimi, e ormai la Defensive Line non può che essere sua. L’inizio di campionato è stato almeno problematico. Partita anonima contro i Redskins. Contro i Jaguars voci attendibili secondo cui il giovanottone abbia deciso di gestire la cosa in proprio, ignorando gli schemi e di conseguenza mettendo a disagio in campo e fuori tutti i compagni.

Tramontata l’era Philbin, il nuovo coaching staff deve aver preso da parte il ragazzone e deve avergli fatto vedere due foto, Reggie White e Albert Haynesworth, dicendogli “chi scegli?”. Suh ha cominciato quindi a giocare “da Suh”. Prestazioni gradualmente migliori, impegno maggiore delle OL avversarie (vedere la produzione di Wake dopo il cambio di allenatore…), fino alla bella vittoria in casa dei Philadelphia Eagles. Il commento del Tackle avversario, Lane Johnson, fa capire di cosa sia capace Suh al suo meglio: “Quando uno così si mette in moto è il migliore della lega nel suo ruolo. Non lo fermi, fa quello che vuole lui”

 Risk/reward. Non si vuole qui giudicare un contratto di sei anni dopo la metà del primo campionato. Ci sono alcune evidenze che però non vanno tralasciate. I dettagli del suo contratto sono qui riportati (fonte Thephinsider):

  • durata: 6 anni
  • totale: 114.375.000 $,
  • media annuale: 19.062.500 $
  • garantiti: 59.955.000 $
  • bonus firma: 25.500.000 $

Salario annuale:

  • 2015: $985.000
  • 2016: $23.485.000
  • 2017: $9.985.000
  • 2018: $16.985.000
  • 2019: $18.895.000
  • 2020: $18.360.000

suh marino dolphinsNon includendo i vari Workout Bonus e Roster Guarantees, va da sè che per il 2016 sarà necessario ristrutturare o tagliare qualcuno a Miami, non essendo pensabile toccare un contratto appena stipulato con un top player.

Come detto prima, un contratto così oneroso presenta sempre alcuni punti di rischio non da poco. Il precedente che a Miami dovrebbero aver considerato con attenzione (e un po’ di paura) è quello di Albert Haynesworth, che firmò il primo contratto di almeno cento milioni per un difensore (100M per 7 anni con 40 garantiti) nel febbraio 2009 con i Redskins. Haynesworth incarnò uno per uno tutti i rischi che questo tipo di spesa comporta, più che mai su un difensore. Costantemente fuori forma nei training camp (la forma fisica di Suh è invece impressionante), poteva permettersi più o meno quello che voleva sia nel rapporto con i compagni che in quello con gli allenatori.
La sua avventura a Washington durò due soli anni, per lui comunque molto redditizi. Qualche down con i Patriots e i Buccaneers, la fine di una carriera cominciata con ben altre premesse con i Titans, e la dubbia fama di peggior “free agent signing” della storia della NFL.
Al riguardo, al momento, il paragone con Suh (per fortuna di Miami) non appare proponibile. Suh è ormai integrato in campo e fuori.

E adesso “Contact”, grazie.

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Mauro Clementi

Curioso esempio di tifoso a polarità invertita: praticamente un lord inglese durante le partite della Roma, diventa un soggetto da Daspo non appena si trova ad assistere ad una partita di football. Ha da poco smesso lo stato di vedovanza da Marino. Viste le due squadre tifate, ha molta pazienza.

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