La Strada verso il Draft: C.J. Stroud

Età: 21 – Ruolo: Quarterback – College: Ohio State
Classe: Redshirt Sophomore – Altezza: 6’3″ (1,91 m) – Peso: 214 lbs (97 kg)

Quando si deve spendere una scelta molto alta per un giocatore in un ruolo chiave, spesso l’assenza delle cosidette “red flag” è più importante della valutazione del possibile “upside” del giocatore. C.J. Stroud è un talento cristallino, che vede nell’assenza di veri e propri “punti deboli” la sua forza, e ciò che lo distingue dai suoi colleghi della classe QB 2023.

Coleridge Bernard Stroud IV è nato il 3 ottobre 2001 a Rancho Cucamonga, in California. Se vi chiedete da dove deriva questo nome altisonante, quasi nobiliare, che gli fu dato, beh, la risposta è che, come spesso accade nelle famiglie afroamericane, i nomi vengono riutilizzati nelle generazioni: ed ecco che il nostro C.J. è il 4° della propria famiglia a portare questo nome, probabilmente un omaggio al poeta inglese Samuel Taylor Coleridge.

Se, ora, vi chiedete da dove arrivi la J nel diminutivo “C.J.” con il quale ora è universalmente riconosciuto, anche qua la risposta è vaga. La J solitamente sta per “junior”, che qui non c’è, ma sono ormai parecchi anni che gli è stata affibbiata e ha deciso di tenersela.

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All’high school giocò – sia a football che a basket, dove era un’ottima shooting guard – per la scuola locale, la Rancho Cucamonga HS, dove non ci mise molto a far conoscere il proprio nome a livello nazionale: ancora prima di iniziare il suo anno da senior, e di lanciare 3’878 yard e 47 touchdown, era già considerato uno dei migliori 50 prospetti della nazione.

Nell’ultimo anno di high school vinse la competizione Elite 11, superando il suo rivale di una vita Bryce Young, con il quale si ritrova a “competere” anche in questa draft season.

Una volta giunto ad Ohio State è costretto ad un anno di apprendistato alle spalle del titolare Justin Fields ed è dunque solo nel 2021 che inizia a giocare con regolarità. Nelle prime partite da titolare ha sofferto qualche difficoltà, poi ha preso il ritmo ed ha chiuso la stagione come finalista all’Heisman trophy grazie anche ad una percentuale di completi del 71,9%.

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Ed è proprio la precisione la sua qualità migliore: meccanica di lancio sostanzialmente perfetta e ball placement che è decisamente il migliore tra quelli dei prospetti della classe 2023.

https://twitter.com/NFL/status/1638602907808309255?s=20

https://twitter.com/SportsCenter/status/1477415884700504065?s=20

Il suo meglio lo dà restando nella tasca, dove sa muoversi come un veterano, scalando e spostandosi lateralmente, seguendo la protezione della sua O Line, e potendo leggere la difesa e poi consegnare i palloni e con grande tocco.

Nel video sotto si vede uno dei lanci più belli della sua carriera: una out route lanciata sul lato del “campo”, con perfetta anticipazione e ball placement. Uno dei lanci più difficili per un QB e lui lo ha fatto sembrare estremamente semplice.

È sicuramente un buon atleta, con ottime misurazioni per la posizione: 6’3” per 214 e 10” di grandezza delle mani fanno di lui il prospetto fisicamente archetipico per la posizione, per quanto poco possa valere.

Pur non avendo giocato in un sistema offensivo eccessivamente complesso ad Ohio State, ha dimostrato una capacità di lettura sopra media, sia su metà campo che destra-sinistra. Pecca ancora un po’ nella visione periferica – che gli fa ogni tanto perdere di vista i movimenti delle safety, come si riscontra dai peggiori estratti dei suoi film.

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L’arm talent non balza all’occhio, specialmente in un Draft che prevede sia Will Levis che Anthony Richardson, ma è sufficiente a consentirgli di realizzare qualsiasi tipo di lancio, anche off-platform.

In due anni da titolare con i Buckeyes ne ha giocate molte di belle, ma in assoluto la sua partita migliore è stata quella contro Georgia di questa stagione: è da considerarsi un plus il fatto di aver prodotto la propria miglior prestazione proprio sul palcoscenico più importante che finora ha calcato nella sua carriera, ovvero la semifinale dei college football playoff.

In questa partita, nella quale è quasi riuscito nell’impresa di guidare i suoi ad un upset storico, ha mostrato il miglior lato di sé, facendo giocate anche fuori dalla sua zona di comfort: un suo difetto prima del match contro i Bulldogs era considerato la sua scarsa capacità di estendere la giocata, di scappare dalla pressione e riuscire comunque a pescare un proprio ricevitore anche in situazione di gioco rotto, cosa che, invece, contro Uga è riuscito a fare in più di un’occasione, come mostrano i video sotto riportati.

https://twitter.com/thecomeback/status/1609363314685153283?s=20

Durante tutto l’anno, ma in particolare in questo match, ha inoltre dimostrato grandissima maturità nella gestione dei momenti della partita e nella gestione del proprio attacco: pur essendo un ragazzo introverso, è sempre stato descritto dai suoi compagni di reparto come un grande leader vocale. Ha dimostrato anche grande personalità cambiando frequentemente giocata dopo una lettura pre-snap: la quantità di audible chiamati a partita – soprattutto per quanto riguarda il tipo di pass protection – denota come sia un grande conoscitore del gioco e dei pass-pro sets della sua linea.

Qualche aspetto negativo glielo si trova, per quanto, come detto in apertura, il suo più grande pregio è il non avere difetti evidenti a differenza dei suoi compagni di classe.

L’unico vero problema del suo gioco è la sua difficoltà sotto pressione: prendendo il “grade” di PFF come riferimento, C.J. passa da un 92.7 di punteggio “no pressure” ad un 43.9 “under pressure”, molto sotto al 67.5 di Bryce Young, ma anche al 54.1 di Will Levis. Essendo un quarterback estremamente pulito tecnicamente va in difficoltà quando deve modificare il gesto tecnico per un fattore esterno e, per la scarsa fiducia nel suo lancio con movimento ridotto, preferisce spesso abortire la giocata.

L’altro difetto del suo gioco “sotto pressione” è la tendenza a “scappare” dalla pressione, invece di navigare nella tasca eludendola: allontanarsi dalla linea di scrimmage gli fa sì guadagnare tempo, ma ha due effetti negativi: rendere più difficoltoso l’eventuale lancio – perché da distanza più lontana e con inerzia negativa – e rendere totalmente vano l’eventuale aiuto della linea offensiva, esempio ne è stato questa giocata contro Georgia.

È un pocket passer, okay, ma con quel fisico e quelle capacità atletiche ci si aspetterebbero altri numeri nelle rushing yards. Questa è proprio una forma mentis che dovrà cambiare: non sarà mai un dual threat, ma ci sono situazioni in cui lo scramble risulta la strada migliore e al livello superiore non potrà esimersi dal percorrerla. Uno in grado di muoversi oltre la linea di scrimmage come ci mostra il video sotto riportato, non è possibile che non abbia mai tentato uno scramble in tutto l’anno ad eccezione di questo (e della partita contro Northwestern, giocata in una tempesta di vento).

Ultimo appunto che va fatto sui suoi pazzeschi numeri al college: con buona sicurezza si può affermare che nessun quarterback nella storia del college football abbia avuto un pacchetto ricevitori come quello di C.J. Stroud. In due anni ha lanciato a Garret Wilson, Chris Olave, Jaxon Smith-Njigba, Marvin Harrison Jr. e Emeka Egbuka, ovvero con buona probabilità 5 first rounder. Questo può avere un po’ drogato le sue statistiche – soprattutto rispetto a QB, come Will Levis, che hanno avuto supporting cast di tutt’altro calibro.

Considerando tutto C.J. Stroud resta il prospetto più NFL ready della classe, forse l’unico pronto per essere buttato tra i leoni già da week 1 ed è per questo che sarebbe un’enorme sorpresa vederlo uscire dalla top 4. Che sia per lui che Carolina abbia deciso di salire alla n.1? Se non fosse per lui, ci sarebbe sicuramente una tra Houston (n.2) o Indianapolis (n.4) pronte a chiamare il suo nome e probabilmente a dargli una maglia da titolare in tempo breve.

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