1984-2023: le 40 stagioni degli Indianapolis Colts

La stagione 2023 sarà la quarantesima giocata dai Colts ad Indianapolis

La stagione 2023 sarà la quarantesima giocata dai Colts ad Indianapolis e la squadra per festeggiare il traguardo ha in programma una serie di eventi che verranno annunciati nel corso della offseason in una pagina dedicata sul sito ufficiale.
Durante la prima partita casalinga della regular season ci sarà una reunion della squadra del 1984 e i giocatori avranno sulla maglia una patch che riprodurrà il logo celebrativo creato per l’occasione.

indianapolis colts 40

 (Indianapolis Colts)

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Un tuffo nella storia

I Colts sono nati a Baltimore nel 1953 e sono diventati una istituzione della città vincendo tre titoli NFL (1958, 1959 e 1968) prima della fusione tra la National e American Football League e un Super Bowl nella stagione 1970. Due dei primi tre head coach dei Colts sono nella Pro Football Hall of Fame: Weeb Ewbank ha guidato la squadra alla vittoria dei suoi primi due titoli NFL nelle sue 9 stagioni a Baltimore (1954-1962) prima di cedere il testimone a Don Shula, che in sette stagioni (1963-1969) ha messo negli annali un record di 71-23-4 (.725) vincendo il titolo NFL nel 1968 prima di essere sconfitto dal suo vecchio maestro Ewbank, a quel punto head coach dei New York Jets della AFL, nel Super Bowl III.

Benché considerati una nuova squadra dalla NFL, i Colts nascevano dalle ceneri dei Dallas Texans ed erano la seconda squadra professionistica a giocare nella NFL a Baltimore con il nome Colts. Alla fine della stagione 1946 i Miami Seahawks della All-America Football Conference (AAFC) erano falliti ed erano stati rilevati da un gruppo che aveva trasferito la squadra nel Maryland, rinominandola Colts. A seguito della fusione tra AAFC e NFL, nel 1950 quei Colts erano entrati a far parte della National Football League ma dopo una sola fallimentare stagione avevano cessato di esistere.

Da Rosenbloom a Irsay

I Baltimore Colts del 1953 avevano come proprietario principale Carroll Rosenbloom, che si era fatto convincere dal suo amico e allora Commissioner NFL Bert Bell ad acquistare i diritti della nuova squadra. Rosenbloom dopo anni di successi aveva iniziato a valutare di cedere la squadra, insoddisfatto delle condizioni del Baltimore Memorial Stadium e del degradarsi dei rapporti con la tifoseria e con la stampa locale. Il proprietario aveva addirittura valutato di trasferire i Colts a Tampa, in Florida, trovando però l’opposizione del nuovo Commissioner Pete Rozelle. Nel 1971 le tre partite di preseason al Memorial Stadium attirarono una media di meno di 18 mila spettatori, e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso per Rosenbloom, che si accordò per giocare le partite “casalinghe” della preseason 1972 proprio a Tampa.

Rosenbloom era amico del proprietario dei Los Angeles Rams Daniel F. Reeves e quando la salute di Reeves iniziò a peggiorare per colpa di un cancro i due valutarono la possibilità di un acquisto della squadra da parte di Rosenbloom, che dal canto suo aveva ricevuto alcune offerte di gruppi interessati a rilevare i Colts. Nessun accordo si era mai concluso perché Rosenbloom non voleva essere costretto a pagare le tasse – stimate in circa 4.4 milioni di dollari – legate alle plusvalenze per l’aumento del valore della squadra rispetto a quanto pagato per acquisirne i diritti. L’occasione per cedere i Colts si presentò nel 1972, quando la vedova di Reeves mise in vendita i Rams e la NFL appoggiò una azione di acquisto e scambio. Robert Irsay comprò la squadra di Los Angeles e la cedette a Rosenbloom in cambio dei Baltimore Colts, senza che ci fosse un movimento di soldi tra i due in modo che non scattasse l’obbligo di pagare delle tasse sulle plusvalenze. La famiglia Irsay è ancora proprietaria dei Colts, con Jim Irsay che ha sostituito il padre alla guida della squadra.

La relocation del 1984

Dopo alcuni anni dall’acquisizione dei Colts anche Irsay si stancò delle condizioni del Memorial Stadium e della poca collaborazione mostrata dalle autorità del Maryland per la realizzazione di un nuovo stadio. Nella seconda metà degli anni 70 Irsay iniziò a vagliare la possibilità di una relocation, trattando con diverse città tra cui Phoenix, Arizona, e Indianapolis, Indiana. Nonostante il proprietario continuasse a dichiarare che il suo desiderio era di tenere i Colts a Baltimore, la frattura con la città e lo stato del Maryland per le condizioni dello stadio si faceva ogni anno più netta.

A gennaio 1984 la città di Baltimore dichiarò che non avrebbe finanziato la costruzione di un nuovo stadio con fondi pubblici e le voci di una partenza dei Colts si fecero sempre più insistenti, con le città di Phoenix e Indianapolis considerate le più probabili destinazioni per la squadra. A marzo 1984 i proprietari NFL diedero il loro benestare ad una relocation dei Colts e il 27 marzo il Senato del Maryland approvò una legge che dava alla città di Baltimore il potere di prendere il controllo dei Colts sulla base dell’eminent domain, l’espropriazione per pubblica utilità.

Prima che la città di Baltimore potesse avvalersi di questo diritto Irsay passò all’azione. Nel mezzo della notte del 28 marzo 1984 quindici camion della azienda di trasporti Mayflower lasciarono la sede dei Colts di Owings Mills in direzione Indianapolis dopo aver caricato tutte le cose di proprietà della squadra. Secondo i racconti, i camion presero strade diverse per limitare il rischio che la polizia dello stato del Maryland potesse intercettarli e bloccarli dando il tempo alla città di avvalersi della possibilità di espropriazione.

camion colts relocation

(Lloyd Pearson/The Baltimore Sun)

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La fuga dei Colts lasciò i tifosi nella disperazione e alcuni ex giocatori, tra i quali l’eroe della squadra Johnny Unitas, si rifiutarono di riconoscere gli Indianapolis Colts, restando fedeli alla città dove i Colts erano nati.

La città rimase senza una squadra NFL fino alla stagione 1996, quando un’altra traumatica relocation – quella dei Cleveland Browns – portò alla nascita dei Baltimore Ravens. Nel 2014, in occasione del trentennale del trasferimento ad Indianapolis, il giornale Indy Star intervistò alcuni dei protagonisti di quella movimentata transizione.

(Indy Star)

Nel 2022 Peyton Manning ha dedicato alla fuga notturna dei Colts un episodio di Peyton’s Places.

Baltimore Colts Marching Band

Nel 2009 ESPN mandò in onda il documentario The Band That Wouldn’t Die, diretto da Barry Levinson, come parte della serie 30 for 30. Quando i Colts fuggirono in piena notte verso Indianapolis la Baltimore Colts Marching Band restò in città. Nata per sostenere i Baltimore Colts originali nel 1947, la Marching Band continuò ad esibirsi anche dopo che quei Colts smisero di esistere alla fine della stagione 1950. Quando nel 1953 arrivarono i nuovi Colts la banda iniziò a suonare per la squadra. Dopo l’addio dei Colts i musicisti continuarono a tenere viva la banda fino all’arrivo dei Ravens, ai quali sono ora associati.

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Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

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