Il Riassunto delle Semifinali Playoff NCAA

Possiamo affermare con una certa sicurezza che quella del 31/12/2022 è stata la più bella serata della storia dei Playoff di college football NCAA, e probabilmente tra le più belle di sempre nella storia di questo sport.

Partiamo dall’epilogo: a giocarsi il titolo nazionale nella notte del 9 gennaio al SoFi Stadium di Los Angeles ci saranno i Georgia Bulldogs e i TCU Horned Frogs, una finale inedita ed impronosticabile.

La serata è iniziata con la sfida tra TCU e Michigan, che vedeva i Wolverines favoriti di un touchdown: la sensazione che la cavalcata di TCU avesse raggiunto il suo apice era forte, inutile negarlo. La fisicità delle linee di Michigan, specialmente quella offensiva, sembrava insormontabile per una difesa di BigXII usualmente schierata con solo 6 uomini nella box. Infatti, pronti via e Donovan Edwards trova un varco e corre 54 yard nella difesa dei Frogs al primo snap della gara, ovvero ciò che TCU non si augurava e che molti tifosi e giornalisti più o meno si aspettavano.

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Da lì in poi però qualcosa è cambiato: goal line stand di TCU, in un tentativo maldestro di “Philly Special” dei Wolverines, che ha dato enorme fiducia ai Frogs come ha ammesso il LB Johnny Hodges in conferenza post partita:

“se cerchi dei trick plays in una partita di Playoff vuol dire che stai cercando di far accadere qualcosa. Quando vedi l’attacco giocare trick plays è una cosa buona… cioè, se funziona, funziona, ma se non funziona fai la figura dello stupido. Perché ti sei incensato così tanto sul fatto di “essere fisico” che dovresti essere in grado di guadagnare 2 yard”.

È strano parlare così tanto di difesa in una partita che si è conclusa 51-45, ma se la squadra di Sonny Dykes ha staccato il pass per L.A. lo deve soprattutto ad essa. Dalla capacità di generare turnover – addirittura 2 sono stati i pick six, più un sanguinoso fumble in endzone causato e ricoperto – alla resistenza nella box: dopo quella prima corsa “a freddo”, il RB di UofM Donovan Edwards è stato limitato a sole 65 yard nelle successive 22 portate.

TCU ha costretto Michigan a snaturarsi: complice lo svantaggio maturato nei primi minuti, i Wolverines hanno dovuto insistere ben oltre le loro iniziali intenzioni sul passing game, mangiando poco cronometro e costringendo, dunque, la propria difesa a delle pause molto brevi che a lungo andare hanno inciso sul proprio rendimento.

Riassumere la partita in sé sarebbe un’impresa ardua: per questo, se ve la foste persa, vi rimandiamo agli highlight estesi di ESPN. Ma la follia del match viene ben descritta dagli ultimi 7 minuti del terzo quarto nei quali sono stati segnati 6 (!) touchdown – 3 per parte – che hanno portato questa partita a divenire una vera e propria “sparatoria” che non molti si sarebbero attesi: è stato il Peach Bowl con il maggior numero di punti segnati di sempre e la seconda partita col punteggio più alto della storia dei Playoff dopo Georgia-Oklahoma del 2018.

“Ha vinto il football”, come ha detto in conferenza stampa Jim Harbaugh.

“Ha vinto la squadra più fisica” ha risposto con un filo di ironia Sonny Dykes.

Ha vinto TCU, che ora dovrà affrontare Georgia in quella che sembra una montagna ancor più invalicabile di tutte quelle già scalate finora. Ma questa TCU ha qualcosa di strano, di speciale. Nello sport spesso è la narrazione che si fa di un evento a conferirgli una certa mistica e non l’evento in sé, quindi meglio sempre avere riguardo su chi parla di “cabala”, “destino”, e altre cose simili. Se TCU è arrivata fino qua è perché ha giocato meglio degli avversari che ha incontrato. Fine.

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Però il college football, più di altri sport, vive di storie: dalla storia del QB Max Duggan – rientrato dopo un anno di inattività per un problema di salute, che ha iniziato la stagione da backup e l’ha conclusa da autentica leggenda del proprio ateneo – alla storia dell’hypnotoad – il rospo ipnotico raffigurato sulle bandiere che portano in campo i capitani dei Frogs e che, dalla sua comparsa, ha portato parecchia fortuna ai violanero – alla morale americana del “prove the doubters wrong”, dare prova a chi non crede in noi che si sta sbagliando: TCU era unranked ad inizio stagione, è stata inserita nel ranking dell’AP soltanto dopo un mese e ha scalato le posizioni con enorme lentezza perché nessuno ha mai creduto in loro fino in fondo. A parte loro stessi.

https://twitter.com/ESPNCFB/status/1609361963666083842?s=20&t=PiaNjnBytYYG8WlG6gFyaQ

Nemmeno la seconda semifinaledella notte, tra Georgia e Ohio State,  è stata avara di emozioni: 42-41 il finale in favore dei campioni nazionali in carica, al termine di una partita che ha visto numerosi cambi di vantaggio e che è stata incerta fino all’ultimo secondo, quando il pallone calciato da Noah Ruggles ha preso una strana curva verso sinistra mancando i pali di qualche metro.

Anche per questa partita il racconto migliore ve lo possono fare solo gli highlight che vi lasciamo qui.

Stetson Bennett to Adonai Mitchell un anno dopo funziona ancora. Il TD a 50 secondi dal termine che ha consegnato la vittoria a Georgia ha posto fine ad un match che ha messo in luce alcune delle caratteristiche migliori di questa squadra.

Per quanto arrivata all’ultimo, in rimonta, e con la possibilità concreta di essere sconfitta allo scadere con il field goal di cui sopra, questa vittoria dei Bulldogs è molto più impressionante delle molte vittorie “larghe” della stagione.

Avere la forza, o per dirla come Kirby Smart, la “resilienza” per ribaltare un match fermo sul 21-7 alla pausa lunga, con un avversario “in the zone” e con molte cose che sembravano non funzionare sia in attacco che in difesa, è proprietà solo delle squadre grandissime.

Onore ai vinti, che ci hanno regalato una partita memorabile che è già storia. Onore a Marvin Harrison Jr, miglior ricevitore dell’anno – anche se il Biletnikoff Award è andato a Jaylin Hyatt – , e ai suoi compagni di reparto Emeka Egbuka e Julian Fleming, e onore soprattutto a CJ Stroud, autore di una prova da QB elite contro la miglior difesa della nazione.

“Questa è la stata la partita più divertente cui abbia mai preso parte. Fa male che sia finita così”. E per noi è stato un grande piacere guardarvi CJ.

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Il momento chiave da segnalare è stato il timeout chiamato da Kirby Smart sul 38-27 per Ohio State. I Buckeyes su un quarto down e 1 yard hanno giocato un fake punt convertendolo, ma apparentemente prima dello snap Kirby Smart aveva chiamato timeout. “Non erano schierati con la loro formazione tradizionale. Ho creduto non fossimo schierati in modo corretto per fermarli e istintivamente ho chiamato timeout”. Ed è stata probabilmente la giocata della partita – tra le molte. I Buckeyes a quel punto sono stati costretti a puntare e sul drive successivo Arian Smith ha segnato il touchdown che ha aperto la decisiva rimonta di UGa.

In partite così tirate sono sempre i dettagli a fare la differenza, e Kirby è un allenatore a cui i dettagli non sfuggono.

La curiosità del match è stata il finale “da film”, con il calcio di Noah Ruggles arrivato in contemporanea allo scoccare della mezzanotte (di Atlanta, sede del match). I due cronometri che raggiungono lo zero nello stesso istante, e l’esplosione di gioia allo scoccare del nuovo anno – che avviene sempre, per motivi ignoti – ha coinciso con l’esplosione della panchina di Georgia e lo sconforto, la frustrazione di quella di Ohio State.

Il peggior inizio d’anno possibile per l’intera città di Columbus.

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