Uno sguardo al 2020: Los Angeles Chargers
La stagione 2020 dei Chargers ha preso una piega che nessuno probabilmente si sarebbe aspettato. Con un nuovo allenatore, un coaching staff quasi interamente rinnovato e un possibile quarterback franchigia al secondo anno tra i professionisti, L.A. prova a ripartire verso la tanto agognata “volta buona”.
COME DOVEVA ANDARE…
Al netto di uno dei peggiori coaching staff della Lega, perlomeno sulla carta (spoiler: lo è stato anche in campo) i Chargers si avvicinavano alla stagione forti di una delle migliori difese della Lega, un attacco rimaneggiato ma non certo avaro di playmaker e, ultimo ma non meno importante, con una linea offensiva migliorata dagli innesti dal mercato.
Tyrod Taylor dove essere il quarterback titolare dopo la partenza di Rivers. Tyrod era una vecchia conoscenza di Lynn, che sperava di ripetere quanto fatto a Buffalo. TT non è mai stato un quarterback spettacolare o in grado di prendere per mano la squadra in emozionanti rimonte nei quarti quarti, ma ha rappresentato alla perfezione il concetto di “game manager”; Taylor doveva semplicemente gestire l’attacco, che sarebbe ruotato attorno al gioco di corsa secondo i dettami di Lynn.
La difesa poi ripartiva da una delle migliori coppie di pass rusher della Lega – Bosa/Ingram – un top cornerback come Hayward e un giocatore fenomenale come Derwin James in grado, con la sua presenza, di trasformare completamente l’intero pacchetto difensivo.
L’idea era quella di lasciare Justin Herbert, rookie da Oregon, in panchina per un anno, prima di fargli prendere le redini della squadra dal 2021 in avanti.
…E COME È ANDATA
La stagione ha preso una brutta piega prima ancora di partire ufficialmente per colpa dell’infortunio ad un piede di Derwin James, che lo avrebbe costretto ai box per tutta la stagione. Ciò significava una cosa: se già erano poche le speranze di playoff, così si riducevano al minimo.
Dopo la prima, soporifera, sofferta e fortunata vittoria in casa di Cincinnati, i Chargers si sono presentati contro i campioni in carica dei Chiefs con Justin Herbert dietro il centro. Era una mossa totalmente a sorpresa, sia per noi che per Herbert stesso, informato della sua titolarità giusto una decina di minuti prima del kickoff.
Il rookie di Oregon ha impiegato qualche minuto per scaldarsi, salvo poi iniziare a mostrare lampi di classe, forza nel braccio e letture che hanno fatto saltare dalla sedia tifosi e addetti ai lavori. Ad agevolare la sua permanenza in lineup – non bellissimo da dire, ma è così – ci ha pensato un evento alquanto singolare, che ha portato i Chargers tra i trending topic di Twitter per i motivi sbagliati, ancora. Pare che il medico sociale della squadra avesse forato un polmone a Taylor nel tentativo di praticargli una iniezione antidolorifica, causandogli ulteriori problemi e, ovviamente, un ulteriore stop. Questo evento assurdo ci ha consegnato uno dei migliori quarterback rookie della storia, un giocatore totalmente lontano da quello visto all’università, che aveva grandi lampi di talento ma era anche un discreto work in progress.
COSA HA FUNZIONATO…
A parte Herbert, che comunque rappresenta il 99% delle ragioni per cui i Chargers hanno vinto 7 partite, possiamo individuare alcune ragioni di ottimismo per quanto visto nella scorsa stagione. La connessione con Keenan Allen, che ha finito l’anno con 100 ricezioni, 992 yard ma anche 8 touchdown (massimo in carriera eguagliato); la crescita di Jerry Tillery, a cui comunque si chiede un ulteriore passo in avanti nel suo terzo anno; l’ascesa di Michael Davis nel territorio di cornerback numero 1, come testimoniato dal suo rinnovo in free agency e la partenza di Casey Hayward che, al contrario, ha deluso ed è stato tagliato. Bene anche il tight end Donald Parham che, seppure in snap limitati, ha fatto vedere di avere grandi doti atletiche, in linea con quello che la posizione richiede nel football attuale, e presenza in red-zone che, sicuramente, tornerà comoda nella stagione 2021, a maggior ragione dopo l’addio di Hunter Henry.
…E COSA NON HA FUNZIONATO
Si potrebbe fare un articolo solo sulle cose che sono andate storte. La nota più negativa è stata il coaching staff, relativamente ai piani partita, alla gestione del cronometro e dei challenge. Lynn è stato disastroso, e Gus Bradley poco sotto di lui. La cattiva gestione delle partite è arrivata a livelli tragicomici che hanno – saggiamente – costretto la società a cambiare direzione e salutare gran parte degli allenatori dei vari reparti. C’era grande attesa per l’arrivo di due giocatori importanti come Trai Turner e Bryan Bulaga, che avrebbero dovuto ancorare il lato destro della linea offensiva: tra infortuni e rendimento ben al di sotto le aspettative, però, la linea ha avuto ancora grossi problemi, acuiti anche dall’infortunio all’anca di Mike Pouncey che lo ha costretto al ritiro. Turner è stato anche tagliato per risparmiare soldi nel cap e avere più margine di manovra in free agency. Dopo una stagione 2019 di ottimo livello, Mike Williams ha fatto un notevole passo indietro, verosimilmente per colpa di una chimica con Herbert ancora da costruire.
Melvin Ingram, quando era disponibile, è stato un fantasma e non gli è stato rinnovato il contratto. Altro giocatore protagonista di un’annata molto negativa per i suoi standard è stato Casey Hayward; l’àncora della secondaria dei Chargers è stato tagliato nel progetto di rebuilding di una difesa che, sotto l’occhio del nuovo coach Brandon Staley, cambierà molto.
E ADESSO?
La squadra si è presentata in free agency con un bel gruzzoletto da spendere, e sono ancora 12 i milioni tutt’ora disponibili. L’arrivo di Linsley (centro) e Feiler (guardia) colma due grosse lacune, e verosimilmente i Chargers dovranno spendere la loro scelta al primo giro per un left tackle degno di questo nome. Si dice spesso che questo o quell’allenatore sia un grande studioso del gioco, ma Staley lo è davvero, tanto che i suoi occhi saranno non solo per la fase difensiva – la sua specialità – ma anche su quella offensiva. L’ex coach dei Rams ha dettami ben precisi circa la costruzione difensiva delle proprie squadre, e potrebbe volerci qualche settimana di pratica perché i giocatori li assimilino.
Di sicuro, i Chargers sembrano avere le carte in regola per tornare ai playoff, anche se con loro, decisamente, non si può mai sapere.