[NFL] Week 15: Se questo è un backup (Miami Dolphins vs New York Jets 34-13)

Andando a compulsare rete e ricordi, troviamo che l’ultima partita giocata da titolare da Matt Moore risaliva al giorno di Capodanno del 2012, a Miami proprio contro i NY Jets. Il suo ricevitore più forte era Brandon Marshall (ora ai Jets). L’allenatore dei Dolphins in quel momento era Todd Bowles (ora ai Jets). La partita andò nei libri per due motivi: i Jets persero l’accesso ai playoff (vinse Miami 19-17) e quella partita ha consegnato alla leggenda del gioco Sir Jason Taylor, uno dei migliori defensive end di questa generazione.

Saturday Night Matt

Insomma, Moore arriva al MetLife Stadium con la testa un po’ confusa, ha avuto una settimana per lo meno caotica. Buttato in campo a freddo contro i Cardinals per l’infortunio di Tannehill (le notizie più fresche sembrano non esser buone), riesce a riprendere alla grande una partita che sembrava ormai sfuggire dalle mani. Diventato padre per la terza volta nei giorni successivi. Insomma in questi giorni non si è annoiato.

Dall’altra parte i Jets, che quest’anno si sono messi di impegno per smantellare il buon lavoro dello scorso anno, quando rimasero in ballo per i playoff fino al suicidio dell’ultima giornata. Reduci dalla vittoria contro i derelitti Niners, con l’obiettivo silente di rovinare la giornata ai rivali di una division che ormai da tempo immemorabile pare essere proprietà privata dei New England Patriots. Matt Forte con problemi al menisco, ma Bilal Powell può gestire il carico. Ma quest’anno l’ambiente in casa Jets è quello che si dice disfunctional. Sheldon Richardson, peraltro ottimo defensive tackle ma già sospeso a più riprese dall’inizio della stagione, pubblica un video in cui schiettamente afferma che a lui non importa un emerito della partita. Coach Bowles si ripromette di parlarne col diretto interessato.

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La partita inizia su un copione più o meno consolidato. Miami ci mette un po’ a entrare in partita e i Jets vanno in meta con un primo drive inappuntabile, in cui Bryce Petty trova prima Powell per un buon guadagno e poi Anderson che sfrutta una copertura molle di Rambo, che non può nemmeno trovare un angolo di placcaggio decente, e porta i Jets sul tabellone per il 7-0 iniziale.

Anderson brucia la copertura di Rambo per il 7-0

L’attacco dei Dolphins entra in campo con l’intendimento di scaldare il motore di Jay Ajayi ma senza grande successo. Sei giochi e un punt. Petty sembra prenderci gusto, trova bene prima Powell, poi Marshall. I Jets sono nella red zone di Miami. La difesa dei Dolphins ha dei problemi, si è visto tutto l’anno. Statisticamente galleggia a metà lega, i linebacker sono rivedibili, la secondaria senza Reshad Jones va costantemente in difficoltà. Ma ha anche dei pregi: una defensive line di valore assoluto e una buona propensione a forzare gli errori degli attacchi avversari, chiaramente prendendo i propri rischi. E quindi non appena l’inesperto Petty si affaccia nella red zone, Cameron Wake piazza un provvidenziale strip-sack e Ndamukong Suh ricopre.

Wake colpisce Petty e causa un fumble

E’ il momento buono anche per l’attacco? Nemmeno per idea. Altro 3-and-out, restituito poco dopo dall’attacco newyorkese. Il primo quarto si chiude con i Jets sopra di sette, partita non proprio da febbre del sabato sera, a dispetto del calendario. Ma a questo punto l’attacco di Miami si ricorda che questa partita vale un po’ più di una semplice “W” in prospettiva playoff (anche nell’auspicio di un favore degli alieni di Foxborough…). Moore comincia a completare con buona regolarità, non esitando neppure a sfidare Darrelle Revis (sì, da un po’ di tempo è in declino). Un completo interessante per Marquise Gray, fermato ad una yard dalla segnatura, e poi un lancio in corsa per Dion Sims, che sta acquisendo continuità (la sindrome da contract year fa di questi scherzi con molti giocatori), dapprima chiamato come incompleto ma poi convertito in punti dopo consulto con il booth. Stavolta è Andrew Franks che si iscrive alla lista dei “chi ha fatto palo” e il punteggio resta sul 7-6 per i Jets.

Di nuovo in campo i Jets che grazie al positivo Bilal Powell e a una ricezione di 27 yard di Quincy Enunwa si riportano rapidamente in zona punti, ma su un 2nd-and-10 dalle 27 yard avversarie, Petty non si accorge che Wake è scalato in copertura e praticamente gli recapita in mano il primo intercetto della sua eccellente carriera. Si prosegue senza scosse particolari fino a che i Jets non decidono di andare alla mano su un 4th-and-1, scelta discutibile contro una DL forte come quella di Miami. Infatti Moore ha di nuovo palla a metà campo e sul successivo 3rd-and-9 tiene fede alla sua fama di gunslinger e trova Kenny Stills per un TD di 52 yard. Tre giochi e 1:51 per mettersi sul 13-7. Petty guida bene il suo attacco a portata di field goal e Nick Folk dalle 48 yard manda le squadre al riposo sul punteggio di 13-10 per gli ospiti.

Il touchdown di Kenny Stills

Nel primo drive del secondo tempo, dopo qualche corsa di Ajayi (nel complesso ben gestito dalla difesa dei Jets) e una ricezione di Parker, Moore lancia un po’ under sullo stesso Parker e viene intercettato da Burris, che ridà palla ai Jets sulle proprie 30 yard. La difesa dei Dolphins pare comunque aver preso le misure all’attacco avversario, ridotto di nuovo ad un 3-and-out. Ma da qui in poi succede qualcosa che indirizzerà la partita in maniera incontrovertibile in poco più di quattro minuti.

I Jets vanno al punt e i Dolphins schierano il loro miglior special teamer (Walt Aikens) dalla parte destra della linea dove Brandon Wilds, runner schierato in protezione del punter, viene sonoramente battuto da Aikens che blocca il punt e lo riporta in end zone per il 20-10.

Walt Aikens blocca il punt di Edwards

Come dicono i saggi, un TD degli special team non vale solo quei punti, ma si porta dietro anche un carico di momentum e di entusiasmo per essere riusciti a tirar fuori punti da una situazione di routine. Infatti i Dolphins sembrano essere più di loro stessi, mentre ai Jets pare in tutto e per tutto impazzita la maionese. Appena rientra in campo Petty vuole forzare lungo la sideline su Anderson, ma la copertura di Tony Lippett è da manuale e ne scaturisce un intercetto che continua a devastare (come ce ne fosse bisogno) il morale ai giocatori di Bowles. Matt Moore ora non ha nemmeno bisogno di forzare, ai Dolphins riesce tutto. Prima un completo di 31 per Landry, poi uno di 28 per Sims che viene fermato sulla yard. Questione di un gioco, i Dolphins di nuovo in end zone ancora con Sims per il 27-13.

La squadra di casa è frastornata, playcalling ormai timido quando non scontato e ancora un 3-and-out. Miami ormai sul velluto. Appena rimette piede in campo Moore trova Jarvis Landry per una normalissima slant da primo down, ma improvvisamente il flanker di Miami si trova a correre nel deserto e il solo safety Pryor non riesce a stargli dietro. Sessantasei yard di completo, Miami 34 New York 13.

Jarvis Landry chiude il conto

Un parziale di 21-0 in poco più di quattro minuti.

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New York non ha nè la forza oggettiva nè la tenuta mentale per rientrare in partita. Il quarto periodo scorre via sonnolento. Il buon Bryce Petty viene letteralmente zippato dalla coppia Suh-Wake e deve lasciare il campo malconcio (non una concussion, ma non deve essere stato divertente).

Welcome to the NFL, Bryce

I Jets hanno confermato le idiosincrasie e inconsistenze che li hanno accompagnati dall’inizio dell’anno. Fitzpatrick, forse esacerbato da una offseason in cui è stato un po’ troppo sulla graticola e nemmeno per colpe sue, è imploso praticamente subito e anche sabato è riuscito a tirare un intercetto negli scampoli di gioco che ha avuto. L’attacco è una lunga serie di “vorrei ma non posso”, a dispetto dei buoni giocatori disponibili. Discorso ancor peggiore per la difesa, che ha davvero quarti di carne nobile ovunque ma che ormai non riesce più a pensare da squadra (vedere alla voce Sheldon Richardson)

I Dolphins ufficializzano la loro prima stagione vincente dal 2008, anno in cui vinsero la division con il record di 11-5. Jay Ajayi sopra le 1000 yard corse, Jarvis Landry sopra le 1000 yard ricevute, Cameron Wake che rientra dopo un infortunio al tendine di Achille e registra più di 10 sack. Il lavoro di Ndamukong Suh non si può quantificare, visti i raddoppi sistematici di cui è oggetto, ma probabilmente nessuno oggi in Florida dice più “lo abbiamo pagato troppo”. La candidatura di Gase per il premio di Coach of the Year comincia a non sembrare troppo presa per i capelli.

Ma la palla della partita, ça va sans dire, è per Matt Moore: silenziosamente a bordo campo con la lavagna in mano per quasi cinque anni, ma sempre blindato in offseason (sarebbe titolare in cinque o sei squadre a occhi chiusi), appena richiamato in servizio risponde con un 12-18 per 236 yard e 4 TD pass, prendendo tutti i rischi che si sentiva di prendere. Miami ora è attesa dai Bills (nel freddo di Buffalo) e dal redde rationem del primo gennaio contro i Patriots.
Bottom line: win and you are in.

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Mauro Clementi

Curioso esempio di tifoso a polarità invertita: praticamente un lord inglese durante le partite della Roma, diventa un soggetto da Daspo non appena si trova ad assistere ad una partita di football. Ha da poco smesso lo stato di vedovanza da Marino. Viste le due squadre tifate, ha molta pazienza.

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