[NFL] Grazie Al, tu sei i Raiders

Non so perchè sono diventato tifoso dei Raiders nel 1982, forse la divisa, forse il logo, forse la presenza di Marcus Allen…so solo che l’anno dopo vinsero il Super Bowl e io pensai “wow, che squadra tosta mi son scelto!”.

Diciamo che da allora non è stato esattamente così purtroppo, son cambiati gli allenatori, i giocatori, è cambiata addirittura la città, perchè nel 1995 la squadra è tornata ad Oakland dopo una parentesi losangelina, ma l’unica cosa che non è cambiata è stata la presenza di Al Davis.
Io mi sono perso il periodo d’oro degli anni 70, in cui i Raiders erano veramente una squadra incredibile (purtroppo lo erano anche gli Steelers), piena digiocatori scartati da altre squadre, di giocatori inaffidabili o caratterialmente problematici, semi-galeotti o semi-delinquenti; tutte persone che però ogni maledetta domenica erano orgogliosi di indossare il neroargento e davano l’anima e il corpo per la squadra.

E c’era un perchè: Al Davis. 

A lui non interessava il comportamento fuori dal campo in settimana, il coprifuoco o i giocatori esemplari, voleva solo vincere: JUST WIN, BABY è sempre stato il suo motto preferito.
Lui dava fiducia a questi giocatori, dava loro un’opportunità in cambio di vederli sputare sangue e portare a casa la W e loro lo ripagavano, perchè di talento ne avevano a quintali, l’elenco dei fenomeni che hanno lasciato il segno ad Oakland o Los Angelers sarebbe lunghissimo.
E lui i suoi giocatori non li ha dimenticati nemmeno quando hanno smesso di essere giocatori, molti hanno fatto parte del suo staff a vario titolo e molti li ha anche aiutati nei momenti di difficoltà economica o di salute, anche se di questo non si sa molto perchè chi fa del bene col cuore non ha bisogno di farlo sapere in giro.

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Al Davis incuteva rispetto, chiunque ha avuto la possibilità di parlare con lui ricorda soprattutto la personalità, la conoscenza profonda del football a 360°, figlia della sua carriera nella quale ha ricoperto tutti i ruoli possibili, da assistant coach a Commissioner.

Si poteva essere in accordo con lui o no, ma ti lasciava un segno.

E’ stato un innovatore, il primo ad affidare la squadra a un coach di origine ispanica (Tom Flores) o afroamericana (Art Shell), ha dato le chiavi della sua macchina ad un 32enne John Madden, a Jon Gruden o a Lane Kiffin (sebbene quest’ultimo sia stato preso a calci dal grande vecchio per averlo “tradito”), ha reso Amy Trask la prima donna “dirigente”, ha sfidato la NFL con la legge antitrust, ha fondato insieme ad altri proprietari una lega concorrente (AFL) e fino all’ultimo è stato contrario alla fusione con la National Football League nel 1969.
Nello stesso tempo è stato un conservatore incredibile, per lui la velocità nel football era tutto, ha sempre cercato missili nei WR e nei CB, cannoni nei QB, la shotgun l’ho vista fare ai Raiders solo da qualche anno, non ci sono numeri di maglia ritirati (la squadra prima di tutto), la struttura del club non è mai cambiata seppure la NFL moderna richiederebbe un sistema totalmente dverso di gestione del team; un general manager? Non se ne parla, ci penso io.

Purtroppo alla maggior parte dei tifosi di oggi rimane il ricordo di un Al Davis superato dai tempi, che nella “war room” del draft negli ultimi anni spesso ha scelto in maniera alquanto discutibile, che usava troppo la sua influenza nelle scelte di gioco e nella gestione tecnica della squadra, che voleva decidere tutto quello che avveniva nell’orbita dei Raiders.

E quando nell’era Gruden la squadra era tornata vincente e convincente, Davis si trovò meno in evidenza del coach che aveva fatto un lavoro straordinario, lo scontro di personalità aveva portato i due a separarsi, con Gruden che andò alla corte dei Bucs per vincere il titolo proprio contro Oakland e i Raiders a ricevere due prime e due seconde scelte in cambio del biondo allenatore.
Le ultime 10 stagioni sono state disastrose, la scelta di JaMarcus Russell (sebbene fosse valutato un primo giro da molte franchigie) ha buttato a mare almeno tre annate, gli allenatori cambiati e soprattutto i giocatori free agent che non avevano alcuna voglia di andare a giocare ad Oakland, proprio per l’ambiente stantìo e perdente, hanno reso questa franchigia una delle peggiori della lega, un dramma per chi questa lega in passato l’ha dominata.

Però la figura di Davis non può essere giudicata solo dai risultati ottenuti alla fine della sua storia, occorre riconoscere che lui è stato uno di quelli che più ha aiutato il football a diventare lo sport che è, ha aiutato altri proprietari a diventare quello che sono, come Spanos dei Chargers o Kraft dei Patriots e tutti quelli che hanno lavorato con lui gli riconoscono dei meriti imprescindibili sia per le loro carriere che per il loro sport.

Lo scorso campionato dopo tanti anni il record non è stato quanto meno perdente, questa stagione è iniziata in maniera più che discreta e nella vittoria ottenuta su un campo difficile come quello di Houston in maniera piuttosto rocambolesca mi piace pensare che nell’ultima azione che ha deciso la partita in qualche modo da lassù lui ci abbia messo lo zampino.

Grazie Al, tu sei i Raiders

The Autumn wind is a pirate
Blustering in from sea
With a rollicking song he sweeps along
Swaggering boisterously.
His face is weatherbeaten
He wears a hooded sash
With a silver hat about his head
And a bristling black mustache
He growls as he storms the country
A villain big and bold
And the trees all shake and quiver and quake
As he robs them of their gold.
The Autumn wind is a Raider
Pillaging just for fun
He’ll knock you ‘round and upside down
And laugh when he’s conquered and won.

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