[NFL] Week 5: Mighty mighty Titans (Tennessee Titans vs Miami Dolphins 30-17)

C’era da chiedersi quale delle due squadre (entrambe con una sola vittoria all’attivo alla vigilia) avesse più bisogno di vincerla, questa partita. I Tennesse Titans, parte di una AFC South molto più livellata verso il basso di quanto si sarebbe supposto, e quindi incerta ed equilibrata, oppure i Miami Dolphins, parte di una AFC East molto più chiusa e simile al passato di quanto si sarebbe supposto, e quindi dominata quasi di default dai Patriots.

Per gli ospiti una vittoria avrebbe significato rimanere al passo della concorrenza e continuare a giocarsela; per i padroni di casa una vittoria avrebbe soprattutto ridato un po’ di morale alla piazza, dopo le deludenti gare contro Brown e Bengals e magari qualche certezza in più a coach Adam Gase. È finita 30-17 per gli ospiti, meritatamente e senza troppe incertezze, dopo una partita che di sicuro non è stata bella. Almeno, non per i tifosi di casa sugli spalti dell’Hard Rock Stadium.

Tatticamente, le premesse erano semplici: avendo i Titans la migliore linea offensiva della NFL (statisticamente, secondo Pro Football Focus) e due runner catalogabili fra quelli “forti” come DeMarco Murray e Derrick Henry e trovandosi di fronte a una delle peggiori difese contro le corse, il gameplan avrebbe potuto farlo anche uno qualsiasi dei redattori di Huddle Magazine.

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Lato Dolphins… beh, qualsiasi cosa migliore di quanto eseguito nella Color Rush contro Cincinnati sarebbe andato bene, ma l’unica cosa certa da aspettarsi era la solita massiccia dose del combo Tannehill-Landry. Quando però nel pregame è saltato fuori l’infortunio a Laremy Tunsil, con conseguente crollo di tutto il lato sinistro della linea offensiva titolare di Miami (e Billy Turner schierato per la prima volta nella sua vita nella posizione di tackle a sinistra) allora è parso chiaro che la sopravvivenza in vita di Ryan Tannehill per un altro pomeriggio era appesa a un filo e le speranze dei Dolphins erano legate al far uscire il pallone dal backfield offensivo quanto prima possibile, ad ogni snap. Magari anche correndo.

Jekeem Grant, Antonio Andrews

E all’inizio, infatti, è stato molto running game. Secondo le attese dal lato Tennessee, un po’ imprevedibilmente dal lato Miami, con Jay Ajayi in sorprendente buona vena. Solo che mentre il tandem dei Titans qualcosa produce, l’attacco dei Dolphins gira come un motore ingolfato e Tannehill inizia, come sempre, a vedere da molto vicino l’erba del campo (il primo sack arriva già al secondo drive). Verso la fine del primo quarto gli ospiti passano: Marcus Mariota corre da solo in end zone chiudendo un corto drive (solo 5 giochi) nato con un bel passaggio per Delanie Walker e portato avanti dalle gambone di Murray.

Tannehill continua a prendere botte ed è solo Ajayi che riesce a muovere un po’ la palla in un attacco Dolphins completamente fuori fase. Il pareggio – è chiaro – può arrivare solo per altre vie ed è infatti Jakeem Grant che, con un bellissimo ritorno di punt da 79 yards, segna il suo primo touchdown della carriera. Sarà probabilmente l’unica cosa buona da ricordare di tutta la giornata, ma questo i Dolphins ancora non lo sanno…

Il drive successivo di Tennessee è esemplare di quanto sta succedendo: 12 giochi e 76 yards durati quasi 7 minuti nei quali l’unico passaggio è stato il lancio in touchdown di Mariota per Andre Johnson, uno dei più luminosi “figli di Miami” degli ultimi anni. Tutto il resto sono state solo corse, con Murray ed Henry ad alternarsi nel martoriare le già poche certezze della difesa dei padroni di casa.

A questo punto, inaspettatamente, i Dolphins si scuotono, con una di quelle fiammate disarmanti in cui ogni tanto si accendono e fanno vedere di poter essere una squadra di football. In sei giochi e tre minuti e mezzo, complice anche un innocuo screen pass che Damien Williams porta avanti per 58 yards, Jay Ajayi si carica la squadra sulle gambe e segna, poco prima del riposo, il touchdown del momentaneo pareggio. Dopodichè, i Dolphins tornano a dormire.

Il successivo minuto e tredici secondi è tutto per Marcus Mariota e la sua personale rappresentazione di quarterback da ProBowl (cosa che è ancora lontano da essere ma, davanti ai Dolphins…): 21 yards di scramble e cinque passaggi (l’ultimo ancora per Walker) e Tennessee è di nuovo davanti 21-14. Non sembra lo strappo decisivo, anche perché Miami ha 47 secondi e palla in mano, che – normalmente – possono bastare per ottenere qualcosa.

Ma è in queste situazioni, in cui bisogna dare il meglio di sé, che i Dolphins notoriamente danno il peggio di sé: un passaggino corto senza molto senso, l’ennesimo sack sanguinoso e una corsa, di nuovo senza senso, fermata nel backfield. Bastano 28 secondi per offrire una rappresentazione perfetta dei problemi offensivi dei padroni di casa, che tornano negli spogliatoi fra i cori non certo di approvazione dei propri tifosi. I quali, ahiloro, ancora non hanno idea di cosa li attenda nel secondo tempo…

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Al primo drive del terzo quarto Miami sembra già aver dimenticato il running game. Succede sempre così ma proprio oggi che Ajayi sembra andar bene la cosa è sorprendente. E, puntuale, arriva la solita punizione: Tannehill vede la slant corta di Devante Parker ma lancia troppo indietro e il ricevitore non brilla per cattiveria nel contrastare Jason McCourty che gli strappa via il pallone.

marcus mariota titans

I Titans non riescono a segnare più di tre punti, ma va bene così, adesso sono sopra di 10. Miami riprende palla e, di nuovo, il solito cavo dissaldato entra in contatto: con la stessa disarmante facilità con cui lo aveva mancato da 10/15 yard Tannehill colpisce precisamente le mani di Parker sul profondo con una bomba da 50 yard che risveglia il pubblico allo stadio. Ma niente paura perché, arrivati al dunque sulle 15 yard, il cavo evidentemente si sposta impercettibilmente, i Dolphins si sciolgono e Derrick Morgan piomba addosso a Tannehill. Arriva un field goal che, comunque, fa brodo.

Il quarto si chiude con un punt dei Titans, ma dopo un drive affossato solo da due penalità consecutive degli ospiti (entrambe del tackle ospite Tayor Lewan), e l’ultimo periodo si apre con questo drive di Miami: Ajayi  corsa +5 yards, Ajayi corsa -5 yards; sack su Tannehill -5 yards; punt.

I Dolphins sono come Rocky verso la fine del combattimento, quando con gli occhi chiusi dal sangue non capisce quasi più dov’è. Solo che davanti non c’è Ivan Drago e nemmeno Apollo Creed ma una onesta squadra di football che, al pari dei Browns di due settimane prima, sta facendo nulla di più di quello che deve fare, e lo sta facendo anche benino. Cioè, nello specifico, affondare il colpo quando vede l’avversario in difficoltà.

E i Titans non si tirano indietro: poco meno di cinque minuti e con la solita alternanza Murray-Murray-Mariota assestano il colpo definitivo. Che anche stavolta arriva da una faccia nota, come era stato Andre Johnson poc’anzi: tocca a Rishard Mathews, il fresco ex, ricevere in end zone il passaggio del 27-17 che sigilla in pratica la partita anche se manca ancora metà dell’ultimo periodo.

Però da lì in avanti per i Dolphins saranno solo sack , altri due, per un totale di giornata di 6  – e un allarmante totale di carriera di 201 sacks in quattro anni e uno spicciolo, un numero che richiama alla mente il povero David Carr a Houston: per fare un paragone, Dan Marino ne aveva presi 270 in tutta la carriera) e intercetti (un altro, stavolta lanciato sul profondo col difensore avversario in faccia e forse con meno colpe di Tannehill rispetto al primo). E cori del tifosi indirizzati ad Adam Gase e a favore di Matt Moore.

Fosse questo l’unico problema del coach debuttante… Gli è sufficiente uno sguardo all’infermeria per capire che questa sarà la sua linea offensiva ancora per qualche altra partita; e gli basta uno sguardo al calendario per vedere che domenica arrivano Big Ben e i Pittsburgh Steelers. Auguri.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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2 Commenti

  1. Sempre completamente d’accordo con le analisi di Mauro.
    Stagione gia’ andata ad ottobre dopo sole 5 week
    29esimi per punti fatti
    28esimi per punti concessi
    31esimi per yards corse
    ultimi per yards concesse su corsa
    Ciligiegina sulla torta 11 sacks subiti in due week
    .. e chi piu’ ne ha piu’ ne metta
    A prescindere da tutto questa squadra semplicemente non è una squadra. non ha obiettivi comuni.. che mediocrita’

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