[NFL] Week 6: Messaggio ricevuto, coach! (Pittsburgh Steelers vs Miami Dolphins 15-30)

I Dolphins che non ti aspetti. Gli Steelers che non ti aspetti.

La partita che non ti aspetti, con il risultato che non ti aspetti. Insomma, tutto contro pronostico. I Miami Dolphins allo sbando annichiliscono i lanciatissimi Pittsburgh Steelers e si regalano, quantomeno, una giornata di felicità. Il “velato” messaggio (quattro giocatori tagliati in un giorno solo) lanciato da coach Adam Gase ai suoi è evidentemente arrivato a destinazione. Forte e chiaro.

Pronti, via, e gli Steelers iniziano subito a correre, alternando Le’Veon Bell e DeAngelo Williams. La difesa di Miami però inizia attenta e blocca il drive. Entra in campo l’attacco aqua-orange e, dopo due passaggi, succede qualcosa di strano: Gase chiama una corsa e tocca a Jay Ajayi. 12 yard. Un passaggio incompleto e di nuovo una corsa.

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Di nuovo Jay Ajayi. 10 yard. Ancora corsa. Ancora Ajayi. 3 yard. Tre corse in uno stesso  drive a Miami non si vedevano forse dai tempi di Ricky “Run Ricky Run” Williams. I Dolphins sono così arrivati in red zone ma lì, come quasi sempre, si bloccano. Calciano, mettono tre punti. Il pubblico applaude e inizia a interrogarsi su quanto appena visto.

Palla agli Steelers, che iniziano a macinare gioco. Ma Big Ben sente la pressione, perché la linea di Miami sembra in palla. Al quinto gioco arriva il sack, per mano di Andre Branch. Big Ben si rialza, gli Steelers si raggruppano e chiamano una reverse. E sulla reverse Derrius Heyward-Bey si infila in un buco enorme, passa la linea di scrimmage e ingrana la marcia superiore, seminando tutta la difesa Dolphins. 60 yard di corsa, con tanto di inattesa trasformazione da due punti, chiusa con facilità, e 8-3 per gli ospiti.

Il drive successivo dei Dolphins è composto da una corsa da 1 yard, due incompleti e, ovviamente, un punt. Il pubblico pensa che, adesso sì, stiamo tornando alla normalità.

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Ma nel drive successivo inizia a ri-succedere qualcosa. Bell corre, Roethlisberger passa e Antonio Brown riceve ma inizia a intravvedersi che, oh, Pittsburgh non sta sfondando. Due incompleti di fila e la pressione della linea porta al secondo sack, a metà fra Branch e Cameron Wake.

Gli Steelers devono calciare ancora e dare di nuovo palla in mano a Ryan Tannehill. Tre corse, sempre di Ajayi, tre passaggi precisi e poi una falsa partenza, un altro passaggio e poi la bomba. Tannehill sfugge alla pressione (!), va in scramble verso sinistra e lancia un pallone profondo 53 yard dritto nelle braccia del tight end MarQueis Gray (chi?) che esce dal campo a una yard dalla goal line. Il pubblico si scuote incredulo. Siamo in red zone, quindi arrivano solo tre punti, ma va bene anche così.

E siccome dopo il bene ogni tanto arriva anche il meglio, subito dopo il touchback Reshad Jones infila uno spettacolare intercetto su Roethlisberger, che nell’azione si fa anche male e deve uscire dal campo. Scuote la testa, Big Ben, mentre si avvia negli spogliatoi e non si sa se sia perchè sente che qualcosa non sta andando bene nella sua squadra o nel suo ginocchio.

Comunque i Dolphins, essendo in red zone, non producono e si limitano al terzo field goal di giornata. Il pubblico inizia a chiedersi se tutti questi punti buttati non saranno rimpianti più avanti…

Alla ripresa Roethlisberger, come temuto, non c’è e tocca a Landry Jones. Tradotto, tocca a Le’Veon Bell. Che corre, per correre, ma non può fare tutto da solo e gli Steelers, dall’attacco atomico, devono tornare al punt. La difesa di Miami sta tenendo alla grande, Byron Maxwell sta facendo un partitone contro nientepopodimenoche Antonio Brown e, a due minuti dall’intervallo, coach Tomlin inizia a considerare che qualcosa non sta andando come programmato.

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E quando i Dolphins sfoderano un drive da 9 giochi e 71 yard in 2 minuti e mezzo, segnando di forza con Damien Williams il touchdown che chiude il primo tempo 16-8, il pubblico (che sarà pure scottato e disilluso ma ci spera sempre) inizia a pensare che, quasi quasi…

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Nell’intervallo c’è il tempo per riflettere, e considerare che Ryan Tannehill ha ancora la maglia bianca immacolata. Il quarterback più atterrato degli ultimi anni oggi non ha ancora sentito una mano avversaria addosso e la spiegazione – neanche troppo complicata – ha cinque nomi: James, Bushrod, Pouncey, Tunsil, Albert. I cinque titolari della linea d’attacco, quella vera, quella immaginata da Gase in offseason, oggi giocano la loro prima partita stagionale insieme, finalmente liberi dagli infortuni.

E il pubblico non può non notare come, se questa era l’idea, non era niente male. Tannehill è protetto, e può permettersi di scansionare le opzioni a disposizione senza doversi per forza fermare alla prima e poi lanciare col difensore in faccia. Ajayi corre, eccome se corre, corre come correva a Boise State e come solo lui – e forse nemmeno sua madre – pensava fosse ancora possibile.

L’attacco gira e tiene palla, sfianca la difesa avversaria (si sono visti due linebacker degli Steelers vomitare in campo) e mantiene fresca la propria; che, quando deve tornare in campo, lo fa senza il fiatone, fresca e reattiva. Buffo come cinque bestioni grossi facciano tutta questa differenza, eh?

E mentre il pubblico sta pensando a queste cose, la partita riprende. Coach Tomlin deve avere senz’altro trovato qualcosa da dire ai suoi, adesso vedremo i veri Steelers, non la copia sbiadita di prima. Adesso ci pensa Big Ben a rimettere le cose a posto. Già, ma come sta Big Ben?

Big Ben sembra stare bene, è tornato sulla sideline. Non zoppica più di tanto, inizia a scaldarsi con moderazione. Ma intanto il primo attacco tocca ai Dolphins. E i padroni di casa riprendono da dove avevano lasciato, continuando a gestire il cronometro non solo con Ajayi e Jarvis Landry ma distribuendo il gioco anche a facce nuove come il nuovo tight end Dominique Jones (a fine gara saranno 9 i giocatori ad aver avuto almeno una ricezione).

Peccato che poi, come al solito, in end zone finisca tutto il divertimento e che Andrew Franks si faccia bloccare il field goal. Il pubblico, che è tornato a concentrarsi sulla partita, pensa che a furia di buttar via punti finisce che la paghiamo…

Big Ben riprende il suo posto. Non sembra patire più di tanto il dolore ma quando passa si vede che non è il solito quarterback. Il ginocchio sinistro, per un quarterback destro, è importante nella meccanica di passaggio perché è lì che si concentra peso del finale di movimento nel lancio. E Roethlisberger completa due bei passaggi per Rogers e Brown, che ogni tanto scappa a Byron Maxwell e si fa vedere, ma poi un lancio per Coates esce proprio male e Isa Abdul-Quddus anticipa secco il ricevitore per il secondo intercetto di giornata. Il pubblico si esalta, non si sa se ci crede ancora ma di certo gli Steelers iniziano ad accusare psicologicamente i colpi.

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E’ Jay Ajayi ad affondare la lama. Corre subito per 33 yard, poi riceve un passaggio, corre altre due volte e, dalla 1 yard, entra in una voragine creatagli dalla sua linea ed in end zone. Manca poco più di un minuto alla fine del terzo quarto e i Dolphins sono in vantaggio 23-8 contro una delle squadre favorite nella corsa al Super Bowl. E, quel che più conta, stanno giocando bene. Il pubblico, per quanto scottato sia, adesso inizia davvero a crederci.

Pittsburgh ha davvero accusato il colpo, e va 3&out. Miami riprende palla e riesce ad arrivare ad un altro field goal che però Franks sbaglia di nuovo. Altro 3&out degli ospiti e nulla di fatto neanche per Miami. Gli Steelers a questo punto si scuotono e Big Ben decide che il dolore al ginocchio non gli dà poi così fastidio, o almeno non tanto da impedirgli di provarci. 10 giochi, tutti passaggi, e a un minuto dalla fine Roethlisberger pesca Cody Hamilton in end zone.

Siamo 23-15, e gli Steelers sono a un possesso di distanza dal pareggio. Il pubblico (tutti ma ognuno per conto suo) pensa a una qualche occasione in cui i Dolphins hanno buttato via una partita e cala la rassegnazione.

Adam Gase manda in campo le sue mani più affidabili (Jarvis Landry) per recuperare l’onside kick che gli Steelers sono obbligati a tentare, e la missione riesce. Ma il pubblico non è tranquillo (è scottato e disilluso, se non fosse chiaro) e teme ancora la beffa. Però Jay Ajayi ha un’altra idea. Lui ha scommesso con i compagni che avrebbe corso 200 yard e non è che può deluderli così.

Quindi, al primo snap, prende l’handoff da Tannehill, infila i buchi davanti a sé e saluta tutti correndo 62 yard fino alla end zone e mettendo il punto esclamativo alla sua miglior partita in carriera (25 portate, 204 yard, 2 touchdown). Gli Steelers hanno ancora tempo per un ultimo drive ma ormai è finita e anche loro hanno voglia solo di lasciarsi alle spalle una partita giocata non benissimo ma contro un avversario che non ha sbagliato quasi nulla. Una di quelle, insomma, dove non c’è poi molto da fare.

I Dolphins si inginocchiano per una victory formation che, in questo modo, non si vedeva da parecchio. Per una volta, i giocatori lasciano il campo festanti e contenti, pronti a godersi dei veri festeggiamenti, con Gase che sta già meditando il suo discorso del dopo partita: “Adesso avete visto che cosa potreste essere”.

Il pubblico, da parte sua, salta e grida felice. E pensa “Adesso, per favore, rifatelo”.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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