[NFL] Week 5: La Grande Muraglia Texana (Cincinnati Bengals vs Dallas Cowboys 14-28)

L’incredibile AT&T Stadium di Dallas ha aperto le porte a quello che era atteso come uno degli incontri più equilibrati e interessanti della week 5.

Di fatto però, l’equilibrio è durato fino all’ingresso in campo delle squadre perché i Dallas Cowboys hanno demolito i rivali fin dal primo possesso, dando una dimostrazione di forza impressionante in tutti i reparti.
Ben che il risultato non lasci pensare ad una partita a senso unico, i bianco-blu, guidati dal giovanissimo duo Prescott-Elliott, hanno letteralmente dominato per 3 quarti.

I “soli” 14 punti di distacco finali sono frutto della reazione d’orgoglio dei Bengals che però, è arrivata solo quando, sul 28 a 0 e con meno di 10 minuti da giocare, i Cowboys hanno ragionevolmente mollato un po’ le redini, permettendo a Dalton e soci di realizzare i famosi punti della bandiera.

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Il fatto che i ragazzi di Jason Garrett abbiano difeso le mura amiche con successo non è certo una notizia troppo eclatante, ma è stata disarmante la semplicità con cui si sono sbarazzati di un avversario che, pur senza mai superare il primo turno, era reduce da 5 qualificazioni consecutive ai playoff e, in pre-season, era considerato da tutti come un papabile candidato al Super bowl.

Sicuramente i Bengals non sono approdati in Texas nel loro momento migliore; il 27,8% di superamento dei 3rd down li relegava al penultimo posto NFL e l’enorme difficoltà nella red zone dimostrata fin qui, era acuita dall’ennesimo infortunio del TE Tyler Eifert che, superate le magagne al piede, è rimasto arruolabile per un paio di sessioni di allenamento, per poi cadere vittima di un problema alla schiena che lo ha costretto nuovamente alla sideline.

Ma questo non può certo bastare a spiegare il divario con una squadra priva di Dez Bryant e del lungodegente Tony Romo, il cui peso offensivo ricadeva sulle spalle di 2 rookie che, per quanto stessero dimostrando di essere già più che pronti per il massimo palcoscenico, nelle precedenti partite si erano confrontati con le difese non certo insormontabili di Niners, Bears e Redskins.

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La prova Bengals era di tutt’altro livello e, se è pur vero che i due ragazzi l’hanno superata a pieni voti, bisogna dare atto all’ennesima prestazione mostruosa della linea offensiva, che, come da perfetta tradizione Cowboys, si sta imponendo come cuore pulsante dell’attacco di Garrett.

Se già negli scorsi match i 5 giganti erano stati i pilastri dell’attacco, con il ritorno di Tyron Smith, vera star di reparto, Dallas ha eretto una muraglia degna della miglior linea Maginot contro la quale si sono infranti senza alcun risultato i blitz del front seven arancione, uno dei migliori della lega.
Gli onori alla fine, come spesso accade, sono comunque spettati a chi ha effettivamente realizzato i punti; nella fattispecie Elliott e Prescott.

Il primo ha aperto le danze con un primo possesso, gestito praticamente in solitaria, da 42 yard in 4 corse, l’ultima delle quali è valsa il 7 a 0, per poi concludere di fatto la pratica nel terzo quarto, imboccando l’autostrada aperta dai blocchi perfetti dei soliti 5 e sprigionando tutta la sua velocità per correre indisturbato le 60 yard che lo dividevano dalla end zone.
In tutto, il 21 bianco porterà la palla 15 volte per 134 yard (terza partita consecutiva oltre le 100 yard) a cui si aggiungono le 37 ricevute.

In mezzo ci sono le segnature del QB in maglia 4 che, dopo aver portato i suoi sul 14 a 0 con una pregevole corsa personale, si è tolto anche lo sfizio del TD pass connettendo con Cole Beasley per il +21.
La prestazione di Prescott è stata pressochè perfetta per maturità ed affidabilità, caratteristiche preziosissime in un ragazzo che, al primo anno da professionista, è chiamato a dirigere l’attacco del cosiddetto “team of America”.

Le yard finali saranno 227 con una precisione di lancio del 75% ma la statistica più importante è senza dubbio la voce intercetti, rimasta a 0 per la quinta volta su 5 partite che gli sono valse il record di rookie con più passaggi (155 ad ora) senza palle regalate agli avversari.
È ovviamente troppo presto per poter dare una valutazione alla reale forza del prodotto di Mississippi State, ma la sua disciplina e sangue freddo nella tasca lo rendono la tessera che si incastra perfettamente nel puzzle di Garrett.

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La filosofia del coach è piuttosto semplice e si può riassumere in 2 parole: niente rischi.
Non rischiare vuol dire evitare quei fastidiosi tournover che, quasi sempre, finiscono per cambiare l’inerzia del match.

Non a caso la prima marcatura arancione è giunta dopo l’unica sbavatura dello stesso Prescott che, atterrato da una delle poche penetrazioni efficaci di Dunlap, ha perso il pallone consentendo ai rivali di ripartire da una discreta posizione di campo.

Dopo aver consegnato a LaFell l’ovale del primo TD, Dalton si è sbloccato e, in 8 minuti scarsi, ha recapitato tra le mani dei suoi ricevitori più palloni di quanto fosse riuscito a fare in tutto il resto della partita.
Il QB nero-arancio, cresciuto nell’università di TCU a circa 20 miglia dall’AT&T Stadium, chiuderà la sua prima visita da professionista a Dallas con 29 su 41 per 269 yard, 2 TD (il secondo nel finale ancora per LaFell) e 0 int.

Questi numeri presi al di fuori del contesto di questa partita lascerebbero pensare ad un discreto passing game ma non raccontano i problemi reali di una squadra che, malgrado l’enorme potenziale, si ritrova meritatamente nei bassifondi della AFC North, a causa di una OL disastrosa che, nelle prime 4 giornate, ha concesso ben 13 sack, molti più di quanti non dovrebbe subirne un QB il cui blindside è protetto da un certo Withworth.

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Se infatti per i padroni di casa la linea si è dimostrata il vero punto di forza, per gli ospiti, anche in questo match si è rivelata l’anello debole, per non dire mancante.
I Cowboys non eccellono certamente nella pressione e il ritorno dalla sospensione di DeMarcus Lawrence non basta a giustificare i 4 sack e numerosissimi hurries realizzati dal front seven stellato.

La partita si sintetizza nel contrasto tra l’immagine un Dalton infuriato con i suoi “bodyguard” dopo un drive intero passato a scappare letteralmente da un manipolo di aggressori vestiti di bianco e quella di un euforico Elliott che, dopo il TD da 60 yard, va a complimentarsi con i gli omoni che gli hanno aperto il varco.
Con una linea così fragile è normale che anche il reparto corse dei Bengals, composto da due ottimi RB come Bernard e Hill, sia sterile. A fine partita saranno appena 62 le yard complessive guadagnate dal duo.

Da registrare infine l’ottima prestazione della secondaria texana che, con un Morris Claiborne in serata di grazia, ha completamente annullato A.J.Green limitandolo a sole 50 yard in 4 ricezioni. I Bengals hanno tutte le carte in regola per rialzare la testa ma, per ottenere la sesta post-season consecutiva, servirà cambiare registro fin da subito.

La prossima sfida, che li vedrà volare nuovamente lontano da Cincinnati, sarà già un banco di prova al quale non potranno arrivare impreparati, in quanto ad attenderli ci saranno i fortissimi Patriots del ritrovato Brady.

Non sarà più semplice l’incontro dei Cowboys che, dopo aver strappato la testa della NFC East agli Eagles, sono pronti a violare lo storico Lambeau Field di Green Bay.
Dopo 4 vittorie consecutive questi ragazzi devono essere considerati una realtà, e lo sono grazie a una gestione impeccabile che da anni continua ad inserire talenti in un organico ormai consolidato.

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Basta dare un’occhiata alle prime scelte degli ultimi draft per capire di cosa parlo:

2010 – WR Dez Bryant (2 volte Pro Bowl)
2011 – OT Tyron Smith (3 volte Pro Bowl)
2012 – CB Morris Claiborne
2013 – C Travis Frederick (2 volte Pro Bowl)
2014 – OT Zach Martin (2 volte Pro Bowl)
2015 – S Byron Jones
2016 – RB Ezekiel Elliott (QB Dak Prescott 4th round)

La scalata per intromettersi nella corsa al titolo è ancora lunga ma con una OL a questi livelli (3/5 della linea titolare del Pro Bowl) sarà dura per chiunque fermare Prescott e Co, e se la difesa riuscirà ad affermarsi a buoni livelli, i Cowboys potrebbero reclamare il ruolo di outsiders.
Adesso la patata bollente da gestire riguarderà chi schierare in cabina di regia.

Il proprietario Jerry Jones ha affermato che la titolarità di Romo non è minimamente in discussione ma in Texas sono sempre più numerose le voci che chiacchierano di un imminente trasloco a New York, sponda Jets, per il buon vecchio Tony.
La decisione è rimandata di qualche partita nella quale Prescott avrà in mano il destino dei Cowboys e di Romo stesso.

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Gabriele Morelli

Ingegnere 26enne di Torino, appassionato cronico di sport trova nel football l'unione perfetta di tutti i suoi interessi. Non chiamatelo di notte... potreste disturbarlo mentre guarda una partita!

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