[NFL] Week 4: Un nuovo fortino, una nuova confusione (New York Giants vs Minnesota Vikings 24-10)

Primo Monday Night nella storia del U.S. Bank Stadium di Minneapolis e valanga di conclusioni da trarre allo svanire del cronometro. Da una parte c’era da stabilire quanto i Minnesota Vikings fossero competitivi al di là del 3-0 iniziale in stagione. Dall’altra, quanta solidità Ben McAdoo sia riuscito a dare in pochi mesi alla guida dei New York Giants, come al solito altalenanti fin qui nonostante i molti innesti di qualità in difesa.

Da subito la serata di Ereck Flowers, left tackle al secondo anno da Miami, si è manifestata come molto difficile. Davanti a lui un Everson Griffen imprevedibile e veloce, che durante il primo possesso di Eli Manning lo constringe a due penalità davvero costose. Il sophomore non sarà l’unico problema degli ospiti, con Larry Donnell che esce per una botta alla testa e Minnesota che segna il primo touchdown dell’incontro a seguito di un punt maltrattato dal ritornatore della Grande Mela.

manningNon è ancora il momento di passare per noi dall’altra parte della palla: c’è molto da ammirare infatti nella difesa viola. Gli allineamenti aggressivi ordinati da Mike Zimmer e da George Edwards metterebbero in confusione molte compagini e i Giants, confusi per tradizione, non fanno eccezione. A un certo punto, nel frastuono del nuovo palazzo, Manning striglia Bobby Rainey colpevole di aver sbagliato una traccia. Il numero 10 è sempre costretto ad aggiustamenti difficili da comunicare negli ululati del pubblico. Poi c’è la qualità di Linval Joseph, Anthony Barr, il cornerback Xavier Rhodes.

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Personaggio cardine della partita Rhodes: rientrato da un infortunio al ginocchio si prende Odell Beckham Jr. e nel secondo quarto lo fa uscire di senno. I bisticci tra i due – infantili tanto da ricordarci un altro tipo di football – nascono ad azione ferma e per quanto sia ingiusto penalizzare per taunting OBJ, indubbiamente facilitano il compito del difensore. Defensive back dal fisico troneggiante, Beckham gli concede quei 20 centimetri in altezza che sicuramente hanno un ruolo a rendere l’astro di New York il peggior ricevitore NFL in week 4 (dati PFF).

beckhamNel frattempo, e qui approcciamo il reparto offensivo degli imbattuti vichinghi, Sam Bradford fa 5/5 nel drive più lungo del tempo e trova Kyle Rudolph per il 14-0 meritatissimo. Simbolo dell’attacco è proprio il tight end da Notre Dame; Bradford raramente cerca il profondo, ha buona protezione e può affidarsi ai target medi e corti, dove Minnesota ha buon gioco. Si tratta di un attacco tutt’altro che spettacolare, ma che trova buon ritmo sulle corse con facilità (nonostante giochino Matt Asiata e McKinnon) fino ad accorciare i terzi down e mantenere facilmente il pallone per lunghe porzioni di tempo.

Nel terzo quarto Minnesota si mette anche a stupire: wildcat e altre giocate offensive che scaldano il già bollente pubblico. Purtroppo per loro Blair Walsh (8/11 da inizio stagione), kicker che ricorderete per quell’orribile quanto storico errore contro Seattle nei playoff, non collabora e mantiene i Giants in corsa sbagliando un calcio da 36 yard.

Tutto sembra risolversi per il meglio quando i tre protagonisti in negativo dell’attacco Giants collaborano nella peggiore giocata della partita: Griffen passeggia su Flowers, punta Manning che lascia partire una palla insensata per Beckham, marcato da Rhodes. Pur di liberarsi, Odell abbandona la ricerca del pallone lasciando che il rivale riceva l’unico intercetto della partita. Walsh questa volta non sbaglia e sigla il 17-3. Ancora troppo poco.

Troppo poco per una vittoria che sarebbe sacrosanta ma tarda perché, come una variabile impazzita che ci fa amare questo Monday Night, Paul Perkins, seconda linea senza arte né parte, riceve uno screen e lo porta per 67 yard fino alle immediate vicinanze della end zone di casa. Orleans Darkwa, runningback titolare di questi infortunatissimi Giants, sigla il 10-17.

Per il sollievo del pubblico, Bradford converte due terzi down e poi trova Charles Johnson, che umilia lo sprovveduto rincalzo Trevin Wade per la ricezione da 40 yard che porterà al TD di Jerick McKinnon e al 24-10 finale.

minnesota vikingsIl minore dei Manning vede allora la contesa trasformarsi in un test inopportuno per la sua linea offensiva e i suoi furiosi ricevitori. Si gioca su quattro down con 9 minuti da utilizzare, ma le speranza si spengono molto presto.

Sorvolando qualsiasi commento sull’atteggiamento ben poco costruttivo di Beckham, gli infortuni di New York sono troppo pesanti: la secondaria non riesce a placcare, i linebacker sono inconsistenti, la copertura sul profondo risente di pessimi cornerback come Wade, che sostituisce Dominique Rodgers-Cromartie. Dall’altra parte, come visto, la linea va male, Shane Vereen e Rashad Jennings sono fuorigioco e i sostituti non all’altezza. Senza il lampo di Perkins (chissà quanto estemporaneo) staremmo commentando 3 soli ridicoli punti.

Minnesota invece ha il look della candidata al Super Bowl. A metà tra conferma e sorpresa, questo 2016 potrebbe essere una di quelle stagioni in cui tutto procede per il meglio. La difesa è impressionante e questo era facilmente pronosticabile; ciò che non ci aspettavamo era un Bradford così intelligente da sapere che, come se i Minnesota Viking fossero una buona bistecca da cucinare, la squadra in viola si può solo rovinare. Continui a lanciare a Rudolph, a sfruttare i mismatch di Cordarrelle Patterson e Stefon Diggs, una volta a partita punti al profondo se proprio vuole. Faccia il suo e niente di più, i Vikings e il rumoroso U.S. Bank Stadium lo porteranno in alto.

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I prossimi della lista sono gli Houston Texans, questa domenica pomeriggio.

Benvenuti nel nuovo fortino NFL!

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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