NFL Preview 2016: Atlanta Falcons

Gli Atlanta Falcons si presentano ai blocchi di partenza della nuova stagione come la più classica delle comparse; per rimanere in tema olimpiadi possiamo dire che se il campionato NFL si risolvesse in una gara di nuoto, i ragazzi della Georgia sarebbero certamente collocati in corsia 8 e, data l’estrema difficoltà della schedule che dovranno affrontare, gareggerebbero nella stessa batteria di Michael Phelps.

In realtà non è così semplice intuire la vera forza di questo team; in alcuni reparti il potenziale è importante e ben che le 5 vittorie nelle prime 5 partite dello scorso anno, sono sicuramente oltre le reali possibilità, anche le 8 sconfitte nelle successive 11 probabilmente non rispecchiano i giusti valori.

L’ultima controversa annata ha esaltato (ancora una volta) la fragilità caratteriale dei rosso-neri che, se in fiducia, sanno imbrigliare la sorte girando a proprio vantaggio tutte le situazioni critiche ma che, quando il gioco si fa duro, si sciolgono come neve al sole.

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Ad inizio post season il piano (almeno per i non addetti ai lavori) appariva tanto semplice quanto sensato: sfoltire i cosiddetti “rami secchi” rimpiazzandoli con nuovi innesti provenienti da una free agency ricca di ottimi giocatori, per poi rinvigorire l’organico con un draft che a sua volta pullulava di defensive end interessanti, ruolo nel quale le lacune erano quasi imbarazzanti.

Di base non sono sempre d’accordo con il cacciare giocatori che hanno sputato sangue per quella divisa e che, malgrado prestazioni in evidente calo, rappresentavano i capisaldi dello spogliatoio, ma il discorso di liberarsi dei loro cospicui stipendi in nome della temutissima salary cap mi aveva convinto.

Dopo aver innescato una ghigliottina degna del più spietato Robespierre però l’estroso GM Thomas Dimitroff ha fatto arrivare ad Atlanta nomi diventati importanti solo per l’enorme quantità di dollari a loro connessi.

Infatti, eccezion fatta per Alex Mack, centro di livello assoluto proveniente da Cleveland, i vari Derrick Shelby, Courtney Upshaw, Mohamed Sanu e Sean Weatherspoon non sembrano poter aggiungere valore a una rosa rimasta con gli stessi problemi degli anni precedenti.

Il draft, nel complesso più che discreto, ha portato in rosso-nero giovani di buona prospettiva ma le scelte sono state forzate dalle necessità di un roster arrivato al grande ballo con uno smoking pieno di buchi da tappare in quanto, malgrado la free agency proponesse safety del calibro di Weddle, Nelson e Gipson, non avendo ancora rimpiazzato il tagliato William Moore, la prima scelta è stata prematuramente spesa per Keanu Neal invece che per rinforzare la disastrata pass rush.

OFFENSE

L’attacco è sicuramente il reparto con maggior talento ma, malgrado la presenza di nomi importanti, ha chiuso la passata stagione ben al di sotto delle attese totalizzando appena 21,2 punti a partita, 18 se si escludono le prestazioni anomale da 39 punti contro Cowboys e 48 contro i Texans.

Decisamente troppo pochi per un roster che basa la sua forza sul segnare prima dell’avversario accumulando più vantaggio possibile per poi gestire il cronometro.

L’aggiunta di Mack sicuramente aumenta il livello di una linea che adesso non ha molto da invidiare alle migliori in circolazione, mentre non soddisfa pienamente la scelta di rimpiazzare l’idolo di Atlanta Roddy White con il ricevitore ex Bengals Mohamed Sanu.

Forse è eccessivo dire che Sanu “can’t beat any sort of coverage” come hanno affermato alcune illustri riviste sportive ma 32,5 milioni per un 27enne che, in quattro stagioni ha messo insieme più o meno le stesse yard che l’84 rosso fino ad un paio di anni fa guadagnava in un solo campionato, sembra quantomeno assurdo.

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L’elite di questo attacco rimane senza dubbio il duo Ryan-Jones a cui l’anno scorso si è aggiunto un sorprendente DeVonta Freeman.

Partiamo dal fondo; il piccolo, si fa per dire, running back atlantino, dopo un primo deludente anno di ambientamento all’esigente palcoscenico NFL, ha attirato a sé i riflettori disputando una prima metà di stagione devastante (88,6 yard di media a partita e 9 TD alle prime 8 giornate) ma dopo il giro di boa le sue prestazioni sono calate di partita in partita.

Le 1076 yard e gli 11 TD finali restano un bottino di tutto rispetto e, malgrado il coaching staff abbia affermato di voler dare più spazio a Coleman, per Shanahan partirà come primissima soluzione offensiva.

Julio Jones non ha bisogno di presentazioni; è uno dei ricevitori più dominanti della lega e negli ultimi anni ha catturato ogni sorta di pallone transitasse nella sua zona, diventando di fatto la vera star di questa squadra.

julio jones falcons

Le 1871 yard guadagnate, condite da 8 TD, hanno permesso all’11 rosso di ergersi a miglior ricevitore della passata stagione e, se riuscirà a tenere a bada le noie fisiche, sicuramente anche il prossimo anno lotterà per ripetersi.

Chiude il trio il 2 in maglia rossa che è stato senza dubbio l’emblema di questa annata particolare.

Nonostante le statistiche siano più che buone e lo collochino quinto per yard lanciate (4591) e sesto per percentuale di completamento (66,3%), i tanti, troppi, tournover generati, spesso in situazioni chiave della partita, ne fanno il primo responsabile del fallimento al punto da essere stato messo in discussione da media e tifoseria.

Probabilmente buona parte della colpa va divisa con l’offensive coordinator Mike Shanahan i cui schemi, specialmente nella red zone, sono spesso sembrati insensati.

Che le qualità di “Matty Ice” ci siano è fuori discussione ma i blackout avuti lo scorso anno non possono essere accettabili; se il QB non alzerà l’asticella migliorando in costanza ed affidabilità e i due non affineranno quell’intesa, che l’anno scorso non ha funzionato, si prevedono tempi ancora più bui per i poveri supporters piumati.

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DEFENSE

Per quanto riguarda i problemi della difesa si potrebbe scrivere un libro intitolato “pass rush, quella sconosciuta”.

Se chiedete a un qualsiasi esperto di football vi dirà che i ruoli più importanti in questo sport, ovviamente oltre a quello del QB, sono i tackles che lo difendono e gli omaccioni cattivi che prendono valanghe di soldi per cercare di abbatterlo.

Ad Atlanta questo concetto non sembra però essere arrivato e, mentre la squadra con minor numero di sack ad aver raggiunto i playoff la scorsa stagione ne aveva totalizzati 36, il reparto curato a Richard Smith si era miseramente fermato a 19, stra-meritandosi l’ultimo posto in questa fondamentale statistica.

L’unico rinforzo approdato dalla free agency è Derrick Shelby che però, pur arrivando da una discreta stagione con i Dolphins, è ben lontano dal difference-maker di cui avevano bisogno i falchi.

Dalla linea difensiva i problemi si propagano a cascata sui linebacker che l’anno scorso hanno alternato istanti di straordinaria solidità a momenti di estrema fragilità, momenti nei quali è spiccata l’assenza di un leader che prendesse per mano i compagni e li guidasse fuori dal baratro.

Courtney Upshaw

Ad oggi questo reparto è un cantiere a cielo aperto e le aggiunte di Courtney Upshaw dalla free agency, così come dei rookie Deion Jones e De’Vondre Campbell dal draft, sono un totale taboo che coach Dan Quinn scioglierà solo al termine del training camp e della pre-season.

Le secondarie sono il reparto più talentuoso ma, se da un lato possono vantare 2 cornerback di tutto rispetto come Desmond Trufant e Robert Alford, il discorso diventa un po’ più delicato se si analizzano le safeties.

Il ruolo di free-safety spetterà senza dubbio ad un Ricardo Allen reduce da un’annata nella quale sono state esaltate tanto le abilità di pass-coverage, quanto le carenze nel tackling, mentre il ruolo di strong-safety dovrebbe toccare alla prima scelta di questo draft, rispondente al nome di Keanu Neal.

Il prodotto di Florida, malgrado fosse previsto per il secondo round, ha catturato l’attenzione dello staff rosso-nero al punto di rinunciare a un DE come Shaq Lawson (di cui avevano disperato bisogno) pur di non rischiare di perderlo.

Vista la penuria di alternative, Neal è chiamato al salto fin da subito; in questa pre-season si è allenato con un certo Kam Chancellor che lo ha coronato come suo successore. Se così fosse, Atlanta si sarebbe accaparrata una colonna difensiva per gli anni a venire ma, se non dovesse rivelarsi pronto, i “dirty birds” tornerebbero a rimpiangere il buon vecchio WillyMo25, alias William Moore.

COACHING STAFF

Dan Quinn è stato riconfermato a pieni voti come head coach. La sua mano alla prima esperienza da capo allenatore è stata evidente e ha ridato credibilità ad una difesa orripilante.

Difficile aspettarsi che possa ricreare qualcosa di simile alla fenomenale “legion of boom” di Seattle ma se i giovani si riveleranno all’altezza la difesa potrebbe finalmente tornare ad essere affidabile e rispettabile.

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Dan Quinn Falcons

I problemi principali sono arrivati sul versante che doveva garantire piogge torrenziali di punti. L’offensive coordinator Kyle Shanahan lo scorso anno ha cercato di adattare il football-style di Cleveland ad un attacco dalle potenzialità nettamente più elevate, ottenendo però un mezzo disastro.

Ad oggi i Falcons appaiono come un blocco di argilla pronto a sfaldarsi sotto i colpi di una schedule quasi proibitiva ma che, se plasmato da mani competenti e cotto dal calore della Georgia, può trasformarsi nel primo mattoncino su cui ricostruire.

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I nostri voti

Offense - 6.5
Defense - 5
Coaching Staff - 5.5

5.7

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Gabriele Morelli

Ingegnere 26enne di Torino, appassionato cronico di sport trova nel football l'unione perfetta di tutti i suoi interessi. Non chiamatelo di notte... potreste disturbarlo mentre guarda una partita!

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