Von Miller e il contratto rivoluzionario

L’ultima volta che l’avete visto aveva in mano il Vince Lombardi Trophy e le chiavi dell’automobile che viene regalata all’MVP del Super Bowl. La cinquantesima finale del campionato NFL è stata, in effetti, la sua consacrazione: Von Miller quella sera è diventato una leggenda per la lega, guidando dalla difesa l’affermazione dei Denver Broncos.

Il giocatore da Texas A&M, 27enne, è diventato anche un’altra cosa: un free agent.
I Broncos l’hanno quindi taggato, applicando diritti esclusivi sul loro defensive end; ciò sta a significare che se entro il 15 luglio non avessero trovato un accordo su un nuovo contratto con lui, il numero 58 avrebbe giocato la stagione 2016 per un contratto di 14 milioni di dollari (cifra stabilita dalla NFL per il suo ruolo in campo) e nel 2017 sarebbe stato ancora svincolato, questa volta senza la possibilità per Denver di applicare un altro tag.

7 febbraio – 15 luglio: sembra un lasso di tempo sufficiente a trovare un accordo per quello che è senza dubbio il migliore giocatore della rosa di John Elway – ha vinto lui il Championship contro i Patriots prima di annullare Cam Newton e i Panthers a Santa Clara.

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Per essere il DE più pagato della lega, Miller avrebbe bisogno di altri 4 milioni di dollari: Olivier Vernon ne prenderà 17 di media a New York. La differenza tra domanda e offerta non è però solo questa: Miller vede nel giocare con il tag un’offesa: in caso di infortunio grave, pur essendo il contratto garantito per quest’anno, si ritroverebbe disoccupato entro un anno.
Da qui l’ambizione di Miller a un contratto a lungo termine. Perfettamente comprensibile, condivisibile per non dire giusta.

Capire le ragioni dei Broncos non è altrettanto semplice.

I campioni del Mondo, innanzitutto, sono campioni del Mondo: la finestra Manning si è esaurita con il ritiro del 18, e successivamente alla dipartita di Brock Osweiler la situazione QB (Sanchez – Siemian – Lynch) è quantomeno incerta, da ricostruzione.

Hanno perso il linebacker Danny Trevathan, due tackle offensivi e due guardie oltre a Malik Jackson in linea difensiva. Elway è sull’orlo di due o tre stagioni di rifondazione, cosa tollerabile per chi ha appena vinto il Super Bowl.

Togliendo il tag a Miller, il loro spazio salariale salirebbe da 3 a 17 milioni. Ora prendiamo i due migliori contratti tra i DE in NFL: quello di Vernon e quello di Fletcher Cox dei Philadelphia Eagles (fonte: Over The Cap).

L’occupazione di spazio salariale del primo nel 2016 è di 16 milioni, del secondo (che gode di un contratto più lungo) di 7. Senza fantasticare troppo e rimanendo realistici, si potrebbe determinare che Miller possa ambire a un contratto “alla Cox” con una media più alta dei 17 milioni annui dei due ma con un’occupazione di spazio salariale vicina ai 10 milioni nel 2016.

In questo scenario Denver rimarrebbe con 7 milioni di salary cap, che li terrebbe nelle dieci squadre con meno spazio in questa stagione. Le ripercussioni di un contratto di tale portata si avrebbero anche nelle prossime stagioni, rendendo i Broncos un attore di secondo piano in free agency (ricordiamo che T.J. Ward e Aqib Talib arrivarono proprio da svincolati costruendo la difesa imbattibile vista nel 2015).

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La scelta da parte dei Broncos è quindi complessa: firmare Miller ipotecando un pezzo di futuro consapevoli di non potersi imporre ancora nel breve termine?

Detto questo, Von sa di essere un atleta straordinario. E abbiamo appena avuto un esempio in NBA di cosa gli atleti straordinari possono ottenere in free agency: giocare dove vogliono, con chi vogliono, per tutti i soldi che decidono loro. Il potere nelle mani di sportivi come Kevin Durant e LeBron James autorizza Von Miller a fare il seguente ragionamento: “Sono uno sportivo dominante, sono giovane, rischio molto più di costoro e mi vogliono obbligare a giocare qui per un anno con la spada di Damocle del tag?”

All’ennesimo tira e molla con la dirigenza dei Broncos, lunedì Miller ha perso la pazienza dichiarando che non giocherà con il tag. Non solo, si è anche fatto paladino dei colleghi e dichiarato che il franchise tag è un problema di questa lega, e che farà tutto ciò che è in suo potere per cambiare questa situazione.

Il 15 luglio sta arrivando e uno dei migliori giocatori in NFL sta per scioperare con il fine di togliere l’ultimo barlume di potere che le franchigie NFL hanno ancora sui loro giocatori. In NBA comandano i cestisti, se tra qualche tempo anche i giocatori di football avranno lo stesso identico potere dovranno ringraziare l’MVP del Super Bowl numero 50.

A New York (sponda Jets) intanto Muhammad Wilkerson non ci parla nemmeno con la sua squadra. Forse sta in vacanza in Florida e forse non si allena nemmeno, l’ultimo giorno possibile (agosto, poco prima dell’inizio della stagione) passerà in sede a ritirare l’assegno e metterà la maglietta. Atteggiamento opposto, ma se fossimo in John Elway probabilmente preferiremmo tutte le litigate con il rivoluzionario Miller al menefreghismo del difensore dei Jets.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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