[NFL] Week 11: Un anno buttato via (Dallas Cowboys vs Miami Dolphins 24-14)

Al Sun Life Stadium di Miami è andata in scena, fra uno scroscio di pioggia torrenziale e squarci di pieno sole, una partita senza infamia e senza lode fra i padroni di casa dei Dolphins e i Dallas Cowboys.

Ed è stata una gara che, alla fine, avrà lasciato ad entrambe le squadre la stessa sensazione di aver sprecato un anno. I motivi sono diversi: per Miami i motivi sono tanti e già approfonditi in molte occasioni, per Dallas è uno solo, cioè l’infortunio a Tony Romo che li ha privati per sette partite del loro condottiero assoluto, condannandoli a sette sconfitte di fila e all’ultimo posto in classifica.

Ma se per i Dolphins la stagione è già irrimediabilmente finita, puniti dalla insopprimibile presenza dei Patriots nella stessa division e da uno squallido 0-4 negli scontri diretti della AFC East, per i Cowboys, incredibilmente, forse non tutto è perduto: perchè, per loro fortuna, la NFC East è una delle due division peggiori della NFL statisticamente parlando, e la classifica è cortissima: Giants in testa a 5-5 (!), Eagles e Redskins appaiati a una partita di distanza e i Cowboys a 3-7, con due gare di scarto.

Pubblicità

Se Romo non si fosse fatto male la storia sarebbe probabilmente diversa e ora il rischio è davvero quello di aver sprecato una stagione ma, con il passo non esaltante che stanno tenendo gli avversari, forse non tutto è perduto.

Tony Romo. E’ difficile dire se un ipotetico titolo di MVP per la sua squadra gli potrebbe essere assegnato in modo più incontrastato basandosi sulle sue prestazioni sul campo o su quello che (non) hanno fatto Brandon Weeden e Matt Cassell, chiamati a sostituirlo durante le sette settimane di assenza. Perchè è bastato un Romo evidentemente a servizio ridotto, con parecchia polvere addosso e bisognoso di ritrovare i tempi e le dinamiche della gara, per consentire ai Cowboys di avere la meglio senza troppi patemi su una squadra come Miami, tipica appartenente al livello medio della NFL.
Una squadra che si accende e si spegne con altrettanta facilità e che, di conseguenza, offre agli avversari un uguale campionario di grattacapi e opportunità.

Romo-McFadden Dallas Cowboys

Domenica, ad esempio, il grattacapo maggiore per Romo è stata la linea difensiva dei Dolphins. Anche alla vigilia la gara era stata presentata puntando molto sul matchup fra delle migliori linee offensive (Dallas) e difensive (Miami) e, soprattutto, fra Ndamukong Suh e la guardia al secondo anno Zach Martin. La sfida, equilibrata ad inizio partita, si è via via spostata dalla parte dei Dolphins ma l’aver conquistato la linea di scrimmage alla fine non ha giovato molto all’esito della gara e gli sforzi di Suh (partita di grande impatto, nonostante fosse costantemente raddoppiato e a volte anche triplicato) e di Olivier Vernon (la vera alternativa a Cameron Wake) sono serviti solo a rendere più arduo il lavoro di Tony Romo e, perchè no, a riabituarlo al ritmo partita e alle botte che un quarterback comunque deve mettere in conto (2 sack ufficiali – più un altro negato da penalità – e 6 hit).

I Cowboys, infatti, avevano iniziato sotto tono la partita, appoggiando esclusivamente sulle spalle di Darren McFadden il primo drive e poi, dopo il secondo punt dei Dolphins, iniziando timidamente ad appoggiarsi al braccio del numero 9. Peccato che, dopo 14 giochi e poco meno di 7 minuti, Brent Grimes anticipa secco Dez Bryant per il primo intercetto della partita.
Niente paura, perchè dopo soli tre giochi Ryan Tannehill restituisce il favore facendosi intercettare sulle proprie 12 yard da Rolando McClain per il quale entrare in end zone col pallone è un gioco da ragazzi. 7-0 Cowboys e Sun Life Stadium già in fibrillazione.

I Dolphins accusano il colpo ma la linea difensiva dei padroni di casa inizia a crescere e i Cowboys fanno fatica ad approfittarne. Sono però ancora loro a segnare, con una bella bomba da 31 yard di Romo per Terence Williams a chiudere un drive da 12 giochi e 92 yards che vive anche grazie al buon contributo di Robert Turbin, l’ultimo della lunghissima lista di giocatori che quest’anno Dallas ha provato nello spot che lo scorso anno fu di DeMarco Murray, e forse la spalla perfetta per McFadden.

Manca poco più di un minuto al riposo e, contro tutte le previsioni, c’è giusto il tempo per uno dei momenti di “accensione” dei Miami Dolphins, una di quelle fiammate che fanno impazzire (anche di frustrazione) i tifosi aqua-arancio. Un kickoff corto e una penalità comminata a Williams e Bryant dopo il touchdown (forse per “excessive celebration”) consentono ai Dolphins di iniziare il drive quasi a metà campo e a Ryan Tannehill bastano tre passaggi precisi (da 2, 47 e 12 yards) per arrivare a mettere la palla nelle mani di Jordan Cameron in end zone e rendere più sopportabile il passivo all’intervallo.

Tannehill-dallas-cowboys-at-miami-dolphins

La ripresa è in effetti più combattuta, e ciò soprattutto, come detto, perchè la pressione della front four Dolphins su Romo aumenta, costringendolo anche a un secondo (brutto) intercetto. Così Miami, con un altro sprazzo dei suoi, pareggia la partita: un altro drive “espresso”, 5 giochi in meno di due minuti e due passaggi profondi di Tannehill per Ajayi e Kenny Stills in end zone. Uno di quei momenti in cui sembra di intravvedere davvero della potenziale grandezza in questa squadra, costruiti apposta per offrire speranza a tifosi che non vedono un playoff da 6 anni.

Pubblicità

E che non lo vedranno nemmeno quest’anno perchè, come da copione, rapidi come si erano accesi i Dolphins si spengono e concedono a Darren McFadden una gran corsa da 35 yard, perno del drive che Tony Romo chiude pescando Dez Bryant in end zone nel primo gioco del quarto periodo: uno schema classico, che pare la difesa di Miami abbia provato più volte in allenamento salvo, appunto, andare in confusione al momento del dunque.

Il 21-14 chiude in pratica la partita. Da lì in poi i Dolphins non combineranno più nulla degno di nota in attacco, con l’eccezione di una bomba da 23 yard di Tannehill per il solito Stills e gli sforzi di Suh e compagni, che riescono a concedere ai Cowboys solo il field goal del definitivo 24-14, rimangono vani.

Dallas si porta a casa una vittoria che, come si dice, fa molto morale (più che la classifica anche se pure questa, come detto, è alquanto cortina) e, già che ci sono, festeggiano anche il record di Jason Witten che con 197 presenze supera Bob Lilly (l’indimenticato defensive tackle soprannominato “Mr. Cowboy”, 196 gare dal 1961 al 1974) per numero di partite consecutive ogni epoca con la maglia stellata.

Nello spogliatoio di Miami, ora ultima nella AFC East con un record di 4-6, si incassa invece l’ennesima prestazione deludente (Miami ha convinto, nelle settimane successive al cambio di allenatore, solo contro due squadre della AFC South, l’altra division peggiore della lega) con le parole del linebacker Kelvin Sheppard che dice “Niente paura: adesso vinciamo tutte e sei le partite che rimangono e con 10-6 siamo ai playoffs”. Vabbè… a ciascuno il suo.

Merchandising Merchandising

Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

Articoli collegati

Un Commento

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.