[NFL] I nuovi vecchi Indianapolis Colts?

È dal 2012 che tutti aspettano la consacrazione dei Colts. La squadra di Indianapolis in quell’anno decise di fare un taglio netto col passato tagliando Peyton Manning per affidare la franchigia all’emergente Andrew Luck in uscita da Stanford. Una mossa storica ed importante per la squadra di Irsay ma anche obbligata, di Luck ne passa uno ogni 20 anni.

Da quel Draft gli Indianapolis Colts sono stati un continuo crescendo, i playoff inaspettati del 2012, la vittoria nel 2013 con i Chiefs nella Wild Card e poi l’approdo al Championship dell’AFC 2014 con i Patriots dopo aver sconfitto il proprio passato, Manning, al Divisional in casa di Denver.
Guardando il percorso fatto dalla squadra di Chuck Pagano, si potrebbe pensare ad una squadra giovane, in ascesa, molto forte e destinata a diventare una contender per il Super Bowl il prossimo anno. Non è così in realtà, o almeno credo.

La squadra ha palesato tutti i limiti e difetti negli scorsi playoff. La vittoria con Denver ha mostrato che in una partita secca i Colts se la possono giocare con chiunque, il Championship con i Patriots ha dimostrato tutti i limiti della squadra, e non solo del roster.

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Ryan Grigson Colts

Solitamente si dice che il “pesce puzza dalla testa” e in questo caso si potrebbe parlare del signor Grigson, il GM del team. Dal suo innesto potremmo criticare aspramente certe sue mosse, soprattutto nella scelta dei giocatori difensivi. Potremmo citare i milioni buttati per Ricky Jean-Francois, Isaac Sopoaga, Laron Landry ad esempio, la folle trade Richardson oppure scelte particolari in sede di Draft come quelle di Bjorn Werner o l’ultima di Philip Dorsett. Sicuramente ci sono state decisioni giuste come quelle di Arthur Jones, D’qwell Jackson o Vontae Davis ma il suo operato lascia parecchio a desiderare, soprattutto vedendo il roster quanto è incompleto in certi reparti. Probabilmente Grigson ha piena stima di Chuck Pagano e della sua mente difensiva lasciando quindi al coach di rendere titolari giocatori mediocri, o scarsi. Ma quando in due sfide consecutive con i Patriots nella stessa stagione subisci 600 yard corse in faccia, qualcosa non va.

Pagano tante colpe le ha, non è un caso che pure a Indy se ne siano accorti, probabilmente la decisione arriva direttamente da Irsay, e rischierà il posto nella prossima stagione. La storia della malattia ha commosso l’America e fu una spinta in più per i Colts quell’anno, però dopo non ha mai fatto fare al team il salto di qualità necessario.
Tra le colpe potremmo trovare la discontinuità delle prestazioni, la preparazione alle partite, giocatori che sembravano scesi in campo per caso e prestazioni indegne. Probabilmente pure la scelta del Coaching Staff non è stata felice, l’unico vero Coach bravo e capace attorno è stato Bruce Arians mentre gente come Pep Hamilton o Greg Manusky non han mai dimostrato di essere dei coach superlativi per ora, soprattutto il primo che fu preso per aiutare Luck e costruire un attacco migliore quando in realtà si è dimostrato inferiore rispetto all’era Arians..

Questi Colts sembrano esattamente quelli di Peyton Manning. La gestione del team ai tempi del #18 era QB centrica, gli innesti di Dallas Clark, Reggie Wayne, Edgerrin James, Joseph Addai, Anthony Gonzalez, Donald Brown, tutte prime scelte per aiutare Manning lasciando stare il resto del team che presentava grosse carenze a livello difensivo e guidati magari da Coach non esattamente dei Geni. Manning è sempre stato definito il “chocker” della NFL ma in realtà pagava solamente i limiti strutturali del team, un QB da solo non può fare la differenza. Non fu un caso difatti che l’unico Super Bowl arrivò con Tony Dungy alla guida, uno che fece anche grandi cose a Tampa Bay costruendo una delle più temute difese degli ultimi 20 anni, e soprattutto con una difesa dominante, l’anno di Mathis fu eccezionale ad esempio.

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I Colts versione Luck paiono una coppia identica della versione Manning. Il giovane QB che prova a diventare un supereroe a fronte di una squadra che non è in grado di supportarlo. Andiamo nel dettaglio. Dal 2012 i Colts hanno speso ben 16 pick offensive al Draft, non considerando Luck ma tenendo conto di Trent Richardson, al cospetto di 12 difensive.

Se nel 2012 era accettabile un Draft offensivo per costruire un parco ricevitori adatto per Luck, si spiega un po’ meno gli anni successivi. Ad esempio sia Moncrief che Dorsett sono parse pick abbastanza poco sensate con i problemi nel resto del team. Probabilmente pensano che non riusciranno a tenere Hilton e vogliono un piano B. Gli anni successivi si è invece provato a costruire la OL ma l’unico che per ora ha dimostrato qualcosa è Mewhort nella sua stagione da rookie, Thornton quando è sceso in campo ha fatto disastri mentre Holmes il campo manco l’ha visto. La parte interna della OL è molto debole e lo si nota sui giochi di corsa o quando Luck è costretto ad improvvisare quando la tasca collassa sotto la pass rush interna.
Da annotare pure le 4 scelte per un RB in 4 anni, contando anche Richardson, e per vari motivi nessuno ha prodotto, diamo ovviamente tempo a Josh Robinson, non giustificando la spesa quando invece potevano toccare altri reparti.

Veniamo alle 12 pick difensive. Per ora gli unici promossi sono Newsome e Chapman, quest’ultimo con riserva. Dal primo nessuno si aspettava nulla e quest’anno è diventato il miglior pass rusher del team, scavalcando pure Werner mentre Chapman il suo lo fa come NT in mezzo alla DL ma mai senza brillare. Werner invece pare una scelta totalmente errata per ora. Il prodotto di FSU nasce come DE e sin dal Draft pareva che fosse inadatto come OLB visto che è un giocatore molto meccanico e non esplosivo. Quest’anno sarà per lui l’anno della verità altrimenti potrebbe essere già considerato seriamente un Bust. Se le 5 scelte di quest’anno sono ingiudicabili, praticamente la metà delle scelte difensive sono state in questo Draft e tutte middle o late-round, scelta abbastanza opinabile visto anche ad esempio la situazione delle Safety, forse la più debole NFL, oppure dei LB che spesso sono stati criticati lo scorso anno.

Indianapolis Colts Defense

Il resto delle pick difensive invece è scomparsa dai radar, Fugger, Hughes, Boyett, Jackson e Ulrich John non hanno mai inciso e mai incideranno probabilmente in NFL.

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Ma una grande colpa dei Colts probabilmente è stata quella di non sfruttare il contratto da rookie di Luck come han fatto i Seahawks con Wilson. E’ vero che Wilson prende un unghia di Luck, è vero che Seattle ha una diversa ossatura, però grazie al nuovo CBA al giorno d’oggi una prima scelta prendo molto poco rispetto all’era pre 2011 ed i soldi per costruire la squadra sono stati spesi dai Colts, buona parte molto male è vero, ma sono stati spesi per ricostruire la squadra.

Probabilmente questo pezzo di critica sui Colts verrà sbugiardato tra 12 mesi ma l’impressione dall’esterno di questi Colts potrebbe essere questa. Una squadra che sta diventando la copia di quella non vincente di Manning, con mosse molto simili e una costruzione del team basata sul QB e non sull’equilibrio complessivo, chiedere ai Patriots cosa vuol dire avere un team forte in tutti i reparti.
Pure il fatto che Pagano allenerà con la “pistola puntata alla tempia” potrebbe influire in maniera negativa sull’andamento stagionale.

La squadra per la prossima stagione è oramai fatta e i Colts andranno in guerra così ma non sorprendiamoci se nel lungo periodo questi Colts non dovessero avere il centesimo per fare il Dollaro per vincere il Super Bowl.

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Luca Domenighini

24 anni, amante dello sport a stelle e strisce. Appassionato fino al midollo di football, sia quello NFL che quello NCAA. Tifoso dei Denver Broncos da una calda mattina di Agosto di metà anni 2000 quando ESPN Classic ripropose il primo Super Bowl di Elway. Tifo sfegatato per i Duke Blue Devils, sì esiste una squadra di football a Durham.

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