Un tuffo nel passato prendendo spunto dall’omaggio di Texas A&M alla squadra del 1939

Sono un appassionato di uniformi, ma devo ammettere a malincuore di non riuscire a seguire il flusso di nuove divise che inonda ogni settimana la NCAA; ormai Nike, Adidas e Under Armour hanno rotto gli argini e sembra non esserci più modo di fermare lo tsunami che si è abbattuto sul college football. Il troppo stroppia, diceva quel tale, e non si può che dargli ragione.

Questo non vuol dire necessariamente voltare lo sguardo per non vedere lo scempio che stanno compiendo le tre grandi sorelle dell’abbigliamento tecnico nel fare a gara per stupire il pubblico, ma semplicemente significa che il mio occhio è diventato selettivo; quando scorgo qualcosa di bello (è bene sottolineare che il bello è relativo e quelle che riporto sono solo le mie opinioni, non si tratta di un tentativo di imporre i miei gusti agli altri ovviamente), di ben fatto o di particolarmente interessante allora la mente si riattiva, comanda la messa a fuoco e parte la ricerca di quante più informazioni possibile sulla nuova divisa.

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E’, per esempio, il caso della bellissima divisa throwback proposta dagli Oregon Ducks due settimane fa in occasione della sfida contro Washington. Non posso negare di essere un tradizionalista e quando si tratta di estetica molto spesso applico la regola del “less is more“, cioè meno fronzoli ci sono più la divisa risulta efficace. Nike ha creato per i Ducks una divisa ispirata a quelle del 1994, anno in cui Oregon, battendo tra gli altri proprio gli Huskies grazie ad un intercetto di Kenny Wheaton entrato nella storia della scuola come “The Pick”, arrivò a giocarsi il Rose Bowl poi perso contro Penn State.

http://twitter.com/OregonFBequip/status/522415996217204736


La somiglianza con le divise originali (ultima foto) è impressionante, quindi non posso fare altro che complimentarmi con la Nike in questa occasione. Potete trovare tante foto scattate durante la partita sul sito ufficiale dei Ducks.

CASCO DI PELLE PER GLI AGGIES

Questa settimana il tuffo nel passato ce lo faranno fare Texas A&M e Adidas. Per la sfida casalinga contro la University of Louisiana-Monroe, gli Aggies renderanno omaggio alla squadra campione nazionale nel 1939 indossando delle divise speciali. E’ bene fare una precisazione: la maglia è una vera porcheria visto che verrà utilizzata la tecnologia Adidas TECHFIT Shockweb, che è caratterizzata da un particolare disegno che ricorda l’impronta di un pneumatico; questa maglia ultra-moderna mal si concilia con l’altro elemento creato per l’occasione, il casco in finta pelle.

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Fino a due anni fa le squadre di football che decidevano di indossare divise ispirate a quelle che il team utilizzava nel remoto periodo dei caschi di pelle avevano solo due scelte: utilizzare il casco delle divise standard rimuovendo però gli adesivi, come fatto nel 1994 dai Packers, degli Steelers, dei Bears, dei Redskins, dai Cardinals e dai Lions in occasione dei festeggiamenti per la 75′ stagione della NFL, oppure utilizzare un casco color marrone in modo da richiamare, almeno a grandi linee, l’idea del casco in pelle.

Con lo sviluppo delle tecnologie è stato possibile applicare ai caschi dei trattamenti particolari, ed è così che una delle aziende leader nel settore (la HGI – Hydro Graphics Inc. ) ha realizzato per i Redskins, nel 2012, un casco che riproduceva l’effetto della pelle in maniera molto più realistica Purtroppo lo scorso anno la NFL ha deciso che per i giocatori fosse più sicuro evitare di cambiare casco durante la stagione, ed ha quindi emanato una nuova regola che vieta l’utilizzo di caschi alternativi e così adesso i Redskins utilizzano il casco standard (con tanto di adesivi) anche con la maglia throwback e i Packers usano il casco standard senza però il logo della squadra; un passo indietro per l’estetica è il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza (sempre che ci sia del vero nella teoria dell’Head, Neck, and Spine Committee).

Nella NCAA questa regola non esiste (perché mai proteggere dei ragazzini?) e quindi le scuole hanno 3, 4, 5 o più caschi da sfoggiare ogni sabato. E così HGI ha potuto creare un casco che da una certa distanza assomiglia moltissimo ad un casco in pelle del periodo tra le due guerre mondiali.

L’impegno profuso per ricreare l’effetto visivo dato dalla presenza delle cuciture è encomiabile e i ritocchi fatti a mano nella zona laterale per riprodurre l’effetto bombato dei caschi dell’epoca fa la differenza. Certamente si sarebbe potuto evitare di applicare l’effetto ruggine alle maschere, anche perché all’epoca le maschere neanche c’erano sui caschi, ma in generale non si può che dire “Ottimo lavoro!” ai ragazzi della Hydro Graphics Inc.

E’ un vero peccato che Adidas non sia stata capace di proporre una maglia dal look più retrò, rovinando in parte un altrimenti riuscitissimo esperimento

Per ulteriori dettagli e foto potete visitare il sito Adidas, l’articolo su Bleacher Report e su GameDayR.

Se siete curiosi di vedere altri lavori della HGI, andate sul loro portfolio.

 

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Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

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