[NFL] Week 8: Doppia conferma nel deserto, ma vincono i Cardinals (Philadelphia Eagles Vs. Arizona Cardinals 20 – 24)

Ci si aspettava un punteggio altissimo dalla partita tra Arizona e Philadelphia da giocarsi al University of Phoenix Stadium. Questo per moltissimi motivi tattici: entrambe le squadre in attacco preferiscono i guadagni ingenti piuttosto a muovere lentamente la catena. Gli Eagles, inoltre, sono la squadra che gioca la palla più velocemente nella lega, e la verticalità dell’attacco di Bruce Arians dall’altra parte faceva pensare che i drive si sarebbero svolti in modo quasi immediato.
Un brutto primo tempo strapieno di penalità e errori ci ha fatto cambiare idea durante la visione dell’incontro, senza che però le due squadre, che si affacciavano alla contesa sul 5-1, ne escano per questo troppo sminuite.

jeremy_maclinJohn Brown commette il primo dei tantissimi falli di giornata e Arizona è costretta a puntare sul primo drive del pomeriggio. In seguito arriva il primo touchdwon della partita, con Nick Foles che trova una brillante traccia di Jeremy Maclin, al quinto TD della stagione. Andre Ellington risponde con una corsa a inizio secondo quarto, dopo che Carson Palmer aveva trovato una miracolosa ricezione di Larry Fitzgerald per il primo down precedente.
Da lì in poi, incredibile a dirsi, nessuno segnerà. E se per i Cardinals ciò è dovuto alla voglia di trovare subito la verticalità come menzionavamo in precedenza, la ragione per cui Philadelphia non punge è tutta nei singoli.
Dapprima Josh Huff, dopo una bellissima ricezione, commette un fumble a centimetri dalla linea di meta avversaria. A ringraziare è Deone Bucannon, che forse ricorderete draftato al primo giro nel 2014, che ricopre e fa ripartire i suoi. La seconda opportunità sprecata è un brutto lancio di Foles in End Zone, interpretato al meglio da Antonio Cromartie, che lo intercetta e riporta per molte yarde.
Non si riesce a dare nemmeno l’opportunità ai kicker di entrare in gioco, perché le squadre cercano, come detto in precedenza per i Cardinals, grossi guadagni, ignorando o quasi le corse; fortissime, poi sono le penalizzazione da flag. Tra roughing the passer un po’ troppo generosi e le malefatte in linea offensiva di giocatori come Jason Peters, le due compagini fanno più come i gamberi che non come le gazzelle che dovevano essere, tornando indetro spesso.

Sembrerebbe però che l’attacco dei nero-verdi possa essere più ficcante, e siamo sicuri che è da questa considerazione che i due allenatori sono ripartiti nel secondo tempo. Che inizia col botto: Fitzgerald riceve e dopo una corsa di 80 yard è in End Zone: 14 a 7.
La pressione su Foles si fa sempre più incessante, ma il numero 9 riesce sempre a liberarsi del pallone, non subendo sack ma lanciando spesso la palla fuori dal campo. Larry Foote è tra i protagonisti dei blitz biancorossi, in un atteggiamento aggressivo che sembra metterli in posizione privilegiata per il resto dell’incontro.
Ma dopo la segnatura di Fitzgerald, Maclin deve imitarlo: il lancio di Foles copre 70 yard, e alla fine di esso c’è il suo ricevitore con le mani spiegate. Il sorpasso è servito: 17 a 14, pareggiato a inizio quarto quarto dal field goal di Chandler Catanzaro.

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In questa fase gli Eagles alzano nuovamente il volume in difesa, affollando la linea di scrimmage, ma a tradirli è l’attacco, e il secondo intercetto di Foles, che non colpisce Riley Cooper consentendo il secondo facile pick a Cromartie, cosa che porta al calcio già descritto, quello del pareggio.

Il finale è palpitante e inizia con le squadre appaiate a nove minuti dal termine. In una decisione che a fine partita parrà controversa, Chip Kelly opta per non tentare un quarto tentativo dalla linea delle 3 yard dei padroni di casa. Il field goal, è vero, porta gli Eagles avanti, ma espone a una possibile rimonta Cardinals.
Palmer infatti trova John Brown sul profondo, per la ricezione da 75 yard che chiude l’incontro sul punteggio di 24 a 20.
Ci sarebbe ancora qualche minuto per Foles e i suoi, che marciano per l’ennesima volta sul terreno di gioco. L’ultimo passaggio avviene con un solo secondo alla fine della contesa, epilogo più che mai adatto a una partita più che equilibrata. Jordan Matthews riceve in campo dentro la End Zone. La marcatura del difensore si tramuta in spinta, ma gli arbitri valutano che Matthews è già fuori al momento del placcaggio. Piuttosto che l’ennesimo instant replay su una chiamata dubbia, piuttosto che fermare ancora con il fiato sospeso tutta l’arena, gli arbitri optano per mantenere la chiamata così com’è e dare la vittoria ad Arizona.

Che irrimediabilmente corrisponde alla seconda sconfitta stagionale di Philadelphia. Squadra, quella degli Eagles, che sopravvive su un paradosso ingombrante, quello relativo al suo quarterback. Nick Foles è tanto adatto agli schemi di Chip Kelly quanto inadatto alla gestione del pallone in situazioni “clutch”, termine americano che definisce l’importanza di un momento all’interno della partita. Se il primo tempo fosse finito 21 a 7, non ci sarebbe stato nulla da dire, ma i problemi di Phila sono nati con il primo intercetto lanciato dal giovane QB numero 9 (oltre che dal fumble di Huff, più scusabile dall’inesperienza del rookie). Ciò che rende un’ottima squadra questi Eagles è anche ciò che li rende, a tratti, suicidi: la velocità di gioco che sottintende alla scarsa cura del pallone.
Ora, a 5-2, Philadelphia potebbe assistere alla fuga dei Cowboys, impegnati nel Monday Night.bruce_arians
Lo fanno fieri della loro difesa, ma moderatamente preoccupati dalla disciplina in campo (troppe penalità) e dalla resa di un attacco instabile, per quanto stellare.

Caratteristiche del tutto condivise dai loro avversari di giornata, quei Cardinals che hanno trovato in attacco una spettacolarità imprevedibile a inizio stagione, complice la duttilità tattica di un vero playmaker come Andre Ellington e i meccanismi oliati da Bruce Arians. Per quanto prevedibile, il reparto offensivo dei bianco-rossi produce ottimi numeri e continuerà a farlo.
In difesa, la spregiudicatezza del coordinatore Todd Bowles, che sulla giocata decisiva manda sei giocatori in pass rush a un secondo dalla fine, bene si sposa con la voglia del suo roster di emergere.
In una nota a margine, Jerraud Powers non ha sfigurato nel confronto con Peterson, uscito sull’orribile scontro con l’elmetto di un avversario nel primo tempo. La profondità della rosa potrebbe rivelarsi la carta in più di Arizona nella corsa al Vince Lombardi Trophy, corsa in cui inevitabilmente la squadra si trova coinvolta.

Tirando le fila di un pomeriggio infinito (quasi 4 ore di partita), infarcito di falli inutili, di nervosismo e avventatezza tattica, possiamo affermare di esserci scarsamente divertiti con questo confronto, ma che le due compagini impagnate hanno mantenuto ciò che promettevano: fornirci lo scontro tra due potenze della NFC. Seahawks, 49ers, Cowboys, Panthers, Packers e Saints sono avvisati: per il dominio della conference si passa inevitabilmente dal University of Phoenix Stadium o dal Lincoln Financial Field.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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