[NFL] Week 17: Baltimore Ravens vs Cincinnati Bengals 17-34

Era l’ultima spiaggia, l’ultima chance per non abdicare prima ancora dell’inizio dei playoff. I campioni della passata stagione, i Baltimore Ravens, sono arrivati domenica in quel di Cincinnati con l’obbligo di vincere, sperando nel frattempo in una sconfitta dei Miami Dolphins in casa con i New York Jets: solo così infatti i ragazzi di coach Harbaugh avrebbero conquistato la post season e potuto cercare di difendere il titolo conquistato lo scorso febbraio.
Di fronte c’erano però quei Bengals che, oltre ad essersi già aggiudicati il titolo della AFC North, andavano alla ricerca di un possibile seed #2 (in caso di k.o. dei Patriots) e di conseguenza della bye al primo turno dei playoff, e dunque non potevano fare sconti.

E così è stato: Cincinnati si è dimostrata troppo forte, troppo squadra rispetto ai Corvi che così, per la prima volta da quando c’è coach Harbaugh come comandante in capo sul campo e Flacco in cabina di regia, non raggiungono la post season. Inoltre, il 34-17 di Cincinnati, sancisce, per la quinta volta negli ultimi undici anni, l’eliminazione dalla corsa per il Super Bowl dei detentori del titolo già alla fine della regular season.
“Quando hai l’opportunità di difendere qualcosa che solo 12 squadre hanno il diritto di inseguire… beh (la sconfitta ndr) fa male…” ha commentato a fine gara la safety Ihedigbo. “Non abbiamo giocato sufficientemente bene per meritarla…”.
L’autoaccusa del difensore non fa una grinza: anche nella sfida di Cincinnati, ai Ravens non si può rimproverare certo la mancanza di impegno, ma i problemi che ne hanno piagato la stagione sono emersi in modo evidente. Un attacco che commette tanti errori nei momenti topici, che in più fatica a muovere il pallone e in red zone diventa ancora più immobile ed una difesa che tiene in piedi la baracca salvo poi squagliarsi nel secondo tempo.

A.J. Green, James Ihedigbo
James Ihedigbo intercetta

Contro una difesa tosta come quella dei Bengals, la gara in attacco di Rice e compagni è stata una vera “agonia sportiva”: 14 portate, 47 yards di rushing game (media 3,4), trenta passaggi completati su cinquanta tentati per 192 yards con un solo touchdown a fronte di due sack e tre intercetti, per un QB rating di 49,8. E tenete conto che la difesa ha regalato ben quattro volte l’ovale ad un attacco che sul poker di turnover ha prodotto appena 9 punti.
Alla vigilia, una delle chiavi di lettura della sfida era se la deludente linea offensiva dei Ravens sarebbe riuscita ad arginare i blitz delle Tigri: ebbene la risposta è stata un secco no. Vero, sono arrivati solo due sack, ma Flacco è stato colpito altre sette volte e raramente è riuscito a lanciare con tranquillità. L’infortunio al ginocchio subito sette giorni prima contro New England ha limitato la mobilità di un quarterback che non è certo noto per la sua agilità, ma a parte il tackle Monroe, il resto della linea era in perenne affanno nel contenere i blitz di linebacker e secondario.

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Se sul passing game qualcosa di buono è arrivato, il rushing game ha ancora una volta deluso pesantemente, nonostante un avvio promettente: Rice ha terminato una pessima stagione con l’ennesima, terribile prestazione (6 portate, 15 yards) mentre qualcosina di più ha fatto vedere Pierce (5 corse, 28 yards) che oltre a tutto ha firmato, insieme ad una ricezione di Torrey Smith, il gioco più lungo messo a segno dall’attacco dei Ravens: 14 yards. Rice si è rifatto almeno nel passing game, ricevendo tutti e sette i palloni lanciati nella sua direzione per 38 yards.
Leading receiver in casa Ravens è stato il tight end Pitta che ha chiuso con otto ricezioni per 63 yards. Da questi primi dati emerge un elemento chiave: l’assoluta incapacità dei Ravens di guadagnare terreno con i passaggi lunghi: contro i Bengals, Flacco ha provato 5 lanci in profondità, con quattro incompleti ed un intercetto. Tanto per darvi un’idea delle difficoltà incontrate in stagione dall’attacco in viola: lo scorso anno Flacco vantava un rapporto fra mete e intercetti sulle “bombe” di 11 a 0, quest’anno di 1 a 8.
E nell’arco della stagione, l’assenza di una sicurezza come Boldin, accasatosi ai 49ers, si è fatta sentire: Torrey Smith ha confermato di essere capace di ricezioni straordinarie, ma di non essere in grado di caricarsi sulle spalle il peso del passing game ed il rookie Marlon Brown è un prospetto interessante ma ancora troppo “verde”.

A Cincinnati si è avuta l’ennesima conferma: in una gara da vincere a tutti i costi, Smith è stato limitato ad appena 28 yards, mentre Brown ha fatto leggermente meglio (trenta yards e l’unica meta) ma ovviamente, 58 yards totali fra i due è, evidentemente, troppo poco. La difesa ha invece tenuto alla grande per quasi tre quarti poi, in avvio di ultima frazione, quando l’attacco era riuscito, con grande fatica, a portare il punteggio sul 17 pari, concedeva un drive da 12 giochi e 90 yards, che tagliava le gambe agli ospiti. Sul rushing game di Cincinnati il solo Ngata riusciva ad arginare un minimo uno scatenato Green Ellis, mentre la coppia di inside linebacker McClain e Smith disputava probabilmente la peggior gara dell’anno.
In assoluto il miglior difensore contro la corsa risultava così la safety rookie Elam autore di un paio di pregevoli placcaggi su Bernard vicino alla line of scrimmage. Proprio Elam era invece il colpevole principale del primo touchdown dei Bengals, allorquando si faceva infilare da AJ Green dopo aver completamente sbagliato l’approccio alla traccia corsa dal fortissimo wide receiver avversario. In generale il secondario dei Ravens ha giocato un match dai due volti: sono arrivati infatti 4 intercetti, il massimo in carriera inflitto a Dalton, ma per il resto Webb, Ihedigbo, Elam e Jimmy Smith hanno concesso ben 21 ricezioni per 281 yards e due mete.

Courtney Upshaw, Jimmy Smith, Gio Bernard
Gio Bernard

Cincinnati invece, nonostante la vittoria, non è riuscita a strappare il seed numero 2 (New England ha battuto Buffalo), ma ha confermato di essere una compagine da prendere con le molle. Molto delle fortune dei nero-arancio nei playoff, dipenderanno dalle prestazioni di Dalton. Grazie ai due touchdown lanciati contro i Ravens, il “rosso” ha battuto il record di mete segnate in una stagione da un qb dei Bengals, che apparteneva dal 2005 a Palmer, ma molto raramente nei playoff si riesce a sopravvivere in una gara in cui lanci quattro intercetti.
Contro Baltimore la linea offensiva, trascinata da un monumentale Whitworth, ha ancora una volta svolto un lavoro egregio (in assoluto Dalton è uno dei registi messi meno sotto pressione dalle difese avversarie), ma quando gli ospiti sono riusciti ad avvicinarsi al quarterback ex TCU sono stati dolori. A parte la meta su ricezione da 53 yards, è stata una giornata molto tranquilla per il pericolo pubblico numero 1, vale a dire AJ Green, mentre il protagonista del match fra i ricevitori è stato Marvin Jones che ha chiuso con 5 palle catturate per 61 yards e soprattutto una meta segnata grazie ad una ricezione funambolica.

Un attacco privo di entrambi i tight end titolari, ha ricevuto un contribuito importante anche dal runner Bernard, spesso cercato con passaggi screen da Dalton, che ha portato a casa altre 51 yards, e dal solito Hawkins (3 catch per 74 yards) che quando ha la palla in mano, grazie alla sua velocità, è spesso un folletto difficile da fermare.
In una giornata assolutamente incolore a livello di corse per il runner Bernard (13 portate, 22 yards) ci ha pensato Green Ellis a mettere in crisi la difesa dei Ravens: l’ex Patriot, reduce da una stagione non esaltante, è stato invece attivissimo contro Baltimore, guadagnando 66 yards in undici portate e coronando il tutto con un gioiellino tutto potenza sotto forma di una corsa da 11 yards a metà ultimo quarto la cui utilità è stata poi vanificata da un intercetto di Dalton in end zone.

La difesa ha invece annullato il rushing game ospite grazie ad un grande Maualuga, mentre a livello di pass rush, il solo Dunlap ha creato problemi alla linea offensiva di Baltimore. In compenso a mettere pressione su Flacco ci hanno pensato i vari Nelson, Crocker e Burfict che invece sì hanno spesso mandato in confusione le guardie del corpo di Flacco. Il secondario era privo del veteranissimo Newman sostituito da un Kirkpatrick che se da un lato non è stato certo perfetto a livello di copertura, dall’altro è stato autore di ben due intercetti, il secondo dei quali riportato in meta per la prima segnatura della sua carriera.
Nel coprire i ricevitori dei Ravens si sono invece distinti soprattutto la free safety Iloka e il cornerback Crocker, per una difesa che ha quasi sempre tenuto cinque defensive backs in campo con Baltimora che, soprattutto nel secondo tempo dovendo rimontare, ha quasi esclusivamente fatto leva sul passing game.

Dalton e Green si trovano anche da lontano
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E sì che se la partita era iniziata nel migliore dei modi per i Ravens che nei primi due drive pizzicavano Dalton prima con Graham e poi con Ihedigbo. Nei drive seguenti agli intercetti, l’attacco di Baltimora arrivava nella red zone avversaria in entrambe le occasioni, ma di punti sul tabellone gli ospiti ne mettevano solo sei. Così dopo un primo quarto dominato, al primo errore la difesa pagava dazio e i Ravens si ritrovavano sotto nel punteggio: con il receiver Green che correva verso di lui, Elam restava troppo ad aspettare l’avversario che in piena velocità seminava la safety, riceveva in tutta tranquillità il lancio di Dalton e segnava la prima meta del match.
In tutto il secondo quarto Baltimore guadagnava la miseria di un primo down, mentre i Bengals piano piano allungavano, prima grazie ad un calcio di Nugent dalle 39 (il primo tentato nelle ultime 4 partite) poi al td pass di Dalton che nel drive completava tutti e tre i passaggi tentati per 45 yards, l’ultimo dei quali pescava in end zone Jones per il 17-6 con cui terminava il primo tempo.

In avvio di secondo i Ravens producevano il massimo sforzo per rientrare in partita, e in effetti riuscivano nell’intento. Dopo l’intercetto numero tre subito da Dalton, Tucker infilava il terzo field goal di giornata (ma i Ravens erano nuovamente in red zone…), poi una difesa finalmente protagonista bloccava subito l’attacco di Cincinnati e per buona misura il punter di Cincinnati Powell si produceva in un obbrobrio tecnico con un punt che percorreva la bellezza di… 10 yards.
L’attacco dei Ravens aveva così palla in mano sulle 40 di Cincinnati e stavolta Flacco e compagni non fallivano il colpo: dopo due buoni completi a Torrey Smith e Marlon Brown da 14 e 9 yards, quest’ultimo violava la linea di meta avversaria con una ricezione da 8 yards. Rice, a secco di segnature dall’undicesima gara a Chicago, si incaricava della trasformazione da due e il punteggio si fissava sul 17 pari.
Ma, quasi come se lo sforzo di raggiungere il pareggio avesse prosciugato le ultime energie, Baltimora improvvisamente mollava: la difesa concedeva un drive eterno, che produceva 90 yards e si concludeva con la corsa da 1 yarda di Dalton per il 24-17. Quindi, sul primo gioco dalla line of scrimmage di Baltimore, Flacco si faceva intercettare da Crocker e poco dopo Nugent portava il punteggio sul 27-17. Anche se a quel punto mancavano ancora più di dodici minuti, per Baltimore era il segnale della resa: la difesa riusciva limitare i danni intercettando in end zone Dalton e poi costringendo l’attacco di Cincinnati ad un punt, ma a quattro minuti dalla fine il terzo pick di giornata di Flacco (ventiduesimo in stagione, record di franchigia) veniva riportato in meta da Kirkpatrick e sulla stagione 2013 dei Ravens scendevano i titoli di coda.

Cincinnati invece approda ai playoff e al primo turno sarà opposta ai Chargers con l’obiettivo di portare a casa una vittoria che nella post season dei Bengals manca addirittura dal 1990.

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