[NFL] Week 15: Miami Dolphins vs New England Patriots 24-20

Il sogno dei tifosi dei Miami Dolphins è vincere in casa contro i New England Patriots intercettando Tom Brady mentre il tempo si esaurisce. E’ esattamente quanto successo qualche ora fa nell’assolata Florida, dove Ryan Tannehill e i suoi hanno vinto e convinto contro i loro rivali in una partita che ha esaudito i desideri dei tifosi quanto quelli della società. Ma anche il più sfegatato e inobiettivo tifoso dei delfini sa che tale successo sarebbe fine a se stesso qualora non portasse una ventata di continuità. La speranza di battere i Pats si è materializzata, ma la squadra di Miami ha il roster per ambire a tante altre W simili? Può sperare che i Playoff (tutt’altro che conseguiti, ma vicini) li vedano protagonisti in modo periodico? Vediamo se dalla cronaca troviamo qualche elemento per rassicurare la squadra di Joe Philbin.

Mike Wallace, Steve Gregory
Mike Wallace si invola in TD

I Patriots si presentano al Sun Life Stadium senza Rob Gronkowski. Il 24enne fenomeno ha rotto crociato anteriore e il collaterale settimana scorsa, e non tornerà prima dell’autunno prossimo. Mentre idealmente Bill Belichick ha fatto spallucce, l’opinione pubblica sembrava non dargli troppe speranze senza il suo immarcabile tight end. Nel primo tempo l’impronunciabile Michael Hoomanawanui li smentisce con la ricezione a una mano che rappresenta l’unico TD dei suoi nel primo tempo. Proprio il drive che si chiude con l’hawaiano in End Zone fa capire che Miami è scesa in campo per vincere per nulla spaventata dall’avversario. Mentre Brady marcia verso la meta, Philbin chiama un timeout dopo l’altro, spezzando il ritmo agli avversari e tenendosi il tempo per un ultimo drive, anche conscio del fatto che New England avrà la palla all’inizio del secondo tempo. Questa fiducia del coaching staff è ben riposta quanto ingiustificata, visto che i Dolphins varcano la linea di metà campo per la prima volta solo a metà secondo quarto. Ma Philbin sa che Tannehill non lo deluderà. I lanci del prodotto di Texas A&M passano da essere in ritardo a essere perfetti, finchè il quarterback non colpisce Mike Wallace in campo aperto. L’ex Steelers passa tra due difensori e segna per il 10 a 7 per gli ospiti su cui si va al riposo.

In ovvie situazioni di passaggio, Miami ha arginato la pass rush ospite, cosa non avvenuta in drive “normali”. I 6 sack del primo incontro di Foxborough rischiano di essere bissati anche solo nella prima frazione, con i difensori di New England che scherzano ripetutamente la pessima linea offensiva in aqua green e poi arano la tenui resistenze di Daniel Thomas e Lamar Miller, il duo di runningback meno adatto a soperire alle deficienze di guardie e tackle della lega.

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Difensivamente, serve qualche drive a Cameron Wake e Vernon Oliver per prendere le misure alla rattoppata linea offensiva dei grigio-blu. Il primo, potente, inizia ad avere la meglio nel secondo tempo, placcando Brady per uno stop cruciale. Il secondo, più veloce ed elusivo, ha bisogno di un po’ di tempo in più. Belichick ruota gli uomini della sua O-line, con il risultato di avere più freschezza ma anche un po’ di confusione in più, cosa che mette in difficoltà il suo QB, che come detto nel secondo tempo vede i due DE avversari già nominati sempre nel backfield.
L’inizio del secondo tempo vede l’errore di Stephen Gostkowski e non quello di Caleb Sturgis. Uno scambio di favori che vuol dire pareggio, che vuol dire incredibilmente ulteriore inerzia dalla parte di Miami, cosa che con Belichick succede raramente, soprattuto a inizio terzo quarto. Al Sun Life iniziano a crederci davvero e ne hanno tutte le ragioni.

Michael Thomas, Austin Collie, Will Davis
Michael Thomas e l’intercetto finale

L’inizio dell’ultimo quarto vede il primo vantaggio Fins: Tannehill trova Thomas per la corta ricezione del 17 a 10. Il mismatch tra i pachidermici linebacker ospiti e i veloci ricevitori di casa è la chiave di volta per creare il vantaggio in attacco per Philbin. Il suo quarterback si ritrova bersagli facili da cercare, come Rishard Matthews, alla migliore partita in carriera.
New England è ben lontana dalla resa: Brady sfrutta la vena di Julian Edelman e Danny Amendola, che supereranno entrambi la quota 130 yard ricevute, e proprio il primo porta ancora davanti i Patriots con la ricezione da 24 yard che vale il 20 a 17.

Ma se questa partita deve entrare nella leggenda dei Dolphins, non può farlo in modo normale. Tre minuti al termine, Brian Hartline riceve sulle 45 di Miami su un terzo down. Non basta per il nuovo set di tentativi, e dalla sideline non hanno dubbi: si gioca il quarto tentativo. L’unica ricezione di Charles Clay farà continuare l’azione ai suoi. Tannehill entra nella no-huddle, si siede nella shotgun e segnerà con Marcus Thigpen, troppo veloce per Dont’a Hightower che non lo raggiunge una volta che il lob atterra tra le sue mani.
E’ il 24 a 20 che sarà finale, ma la storia della partita sta per svoltare per l’ennesima volta, e le emozioni sono ben lungi dall’abbandonare quei tifosi che speranzosi sognano di intercettare Brady all’ultimo secondo di una vittoria contro gli odiati e vincenti Patriots.
Come successo anche nella prima frazione, il quarterback da Michigan ritrova il filo e riesce a far ergere a eroi dei Carneade come Josh Boyde da TCU. A tratti Vernon e Wake lo minacciano forzando l’incompleto, ma anche lui come il più giovane collega convertirà un quarto down mentre marcia sul campo. Completo-Spike-Completo-Spike; è una solfa che si ripete più volte durante l’ultimo minuto di gioco sotto gli sguardi dei tifosi della Florida, ammutoliti sul filo di un rasoio, sospesi tra l’eccitazione dell’imminente vittoria e quella dell’ennesima sconfitta.

E come sempre quando una partita importante giunge al capitolo finale, a scriverne la storia non è il giocatore più rappresentativo, o quello migliore di tutti. E’ un signor nessuno, come Hoomanawanui o come Boyde, ma questa volta ha la casacca dei vincenti Dolphins. Si chiama Michael Thomas, ha 24 anni ed è alla prima partita in carriera. Dapprima il prodotto di Stanford toglie dalle mani di Edelman la ricezione della vittoria, poi, all’ennesima penetrazione di Wake con due secondi sul cronometro della partita, intercetta il grande Tom Brady.
Thomas apre le braccia, si distende in End Zone supino, le lacrime scorrono copiose sulle sue guance e la palla è salda nelle sue mani. La storia dei Miami Dolphins si riempie della sua giocata mentre i battuti si allontanano capo chino dal rettangolo di gioco e Tannehill si inginocchia per raccogliere l’applauso della folla e far passare il tempo rimanente.

Julian Edelman
Julian Edelman

Quante ragioni hanno i Dolphins di essere ottimisti, allora? L’affermazione appena descritta diventerà consuetudine o rimarrà solo un bell’episodio da ricordare alle generazioni future? A parte la linea offensiva (terribile) la risposta è sicuramente sì. Miami è una squadra con un condottiero giovane che cresce durante gli incontri e sopporta bene una pressione che definire punitiva è anche troppo generoso. Ryan Tannehill ha le stigmate del campione, anche se ha iniziato la contesa lanciando con quel mezzo secondo di ritardo che è costato la partenza a handicap dei suoi.
Altra sicurezza è la difesa. Miami ci crede, e a dimostrarlo c’è il rendimento di Thomas che appena arrivato è già decisivo, e quello di Wake, forse il miglior DE della lega dopo (o con) J.J. Watt.
Sveliamo subito che le grosse mancanze di New England (Vollmer, Mayo, Gronkowski, Wilfork) hanno agevolato il compito dei delfini, ma va comunque presa in considerazione la performance dei ricevitori, su tutti Matthews. Anche Lamar Miller e Daniel Thomas hanno dato qualcosa, perseguiti dai loro inassolti compiti di bloccaggio, ma lo staff di Miami è ancora ben lontano da poter proporre un solido gioco di corse.

Per New England questa era una partita di Playoff; con una vittoria avrebbero ipotecato la prima piazza nella AFC raggiungendo Denver. La W non è arrivata, e forse si stanno accorgendo che non sempre Belichick e la sua estrema intelligenza nel girare le partite a proprio favore con personale di dubbie qualità è sufficiente a vincere.
Patriots e Dolphins, nei 27 gradi della domenica al Sun Life Stadium, sono sembrati più vicini che mai, anche di quando i secondi beffarono i primi per la corona divisionale ai tempi di Jake Long prima scelta assoluta e Chad Pennington. Solo i posteri stabiliranno quanto il 15 dicembre 2013 abbia visto la rinascita della franchigia di South Beach, ma la strada è quella giusta e gli interpreti pure. Chissà che una Wild Card strappata con unghie e denti ai campioni del Mondo dei Baltimore Ravens non possa dare lo sprint giusto per rattoppare le poche falle e salire vertiginosamente nell’opinione di tutti ed ergersi a contender sul campo.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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