Le pagelle del Super Bowl

nflEcco le pagelle dell’avvincente Super Bowl tra Pittsburgh Steelers e Arizona Cardinals.
Tredici giocatori, due reparti e due coach sotto l’occhio attento (e spietato) di Aeneas che ha giudicato il loro rendimento in campo, assegnando anche l’ultima palla della partita stagionale.

Arizona Cardinals
ari
 
Kurt Warner. L’errore sul finire del primo tempo è deleterio. Lì Arizona si brucia l’opportunità più grande di alzare il Vince Lombardi Trophy. Dal possibile 14-10 si passa al 17-7. L’intercetto subìto da Harrison però sveglia il vecchio leone. Nell’ultimo periodo ritrova il giusto feeling con Fitzgerald e i Cardinals arrivano a un passo dal titolo. Le statistiche alla fine sono fenomenali, ma la macchia è troppo grande per non sporcarne la prestazione. Voto: 6.
Edgerrin James. Il vero pezzo mancante. Dopo aver visto il suo gemello fresco nelle precedenti gare di playoff, nell’ultimo atto in campo c’è di nuovo il James sul viale del tramonto visto durante la regular season. Argina un po’ il tracollo con alcune buone ricezioni, ma è troppo poco. Voto: 5.
Tim Hightower. In autunno ha vissuto un periodo magico. Le luci dei riflettori erano sempre puntate sul 34. Poi l’appannamento. Nel Super Bowl è inesistente come nella seconda metà della stagione. Senza voto.
Anquan Boldin. Gli acciacchi si sono fatti sentire. Boldin riesce comunque a non sfigurare ma i Cardinals per infilarsi l’anello avevano bisogno di una serata super collettiva. Voto: 6.
Larry Fitzgerald. Nessuno più di lui avrebbe meritato di diventare campione. Il suo nome non sarà tra i vincitori negli annali, ma è fuori discussione che il trionfatore morale di questi playoff sia proprio lui. Non c’è un record per un ricevitore che non abbia ritoccato. Ha fatto la barba a Jerry Rice, mica un bischero qualsiasi. Si è consacrato definitivamente. In finale ha vissuto un avvio complicato, a differenza del resto della post season. Quindi la detonazione culminata con la volata da 64 yard per il vantaggio dei biancorossi. L’immagine della gioia dopo il touchdown è accopiata in un ossimoro toccante a quella del numero 11 inginocchiato a pregare durante l’ultimo drive di Pittsburgh. Voto: 7,5.
Steve Breaston. Il terzo violino suona la sua musica. Non ci mette la chicca che poteva renderlo l’ago della bilancia. Voto: 6.
Le secondarie. Grandi protagonisti dei playoff dei Cardellini nei 60′ finali i defensive back non riescono a incidere quanto dovrebbero. Mancano quel paio di giocate che potevano svoltare la gara. Rogers-Cromartie ci va vicino, ma non basta per varcare la porta della leggenda. Al contrario costa carissimo lo scivolone di Francisco nel drive vincente degli Steelers. Così come le troppe bandierine gialle fatte cadere con falli non sempre furbi. Voto: 5.
La linea difensiva. Dockett è ancora una volta il traino. In una difesa con pochi nomi il suo si staglia. Nei playoff sono andati oltre i loro limiti. Pittsburgh non riesce a correre come sa e come vorrebbe. Per la linea una grande conquista. Voto: 6,5.
Special team. Bravi. La loro prova è suggellata dal punt che procura la Safety del 20-16. Voto: 6,5.
Ken Whisenhunt. Premesso che guidare i Cardinals al Super Bowl vale un 8 dogmatico a vita, ragionando sul grande ballo il voto cala drasticamente. Non riesce (o non vuole) a coinvolgere Fitzgerald quanto servirebbe. Il gioco di corsa non va e fatica a mantenere disciplinati i suoi (troppe le penalità). Nonostante tutto questo per poco non vince. Voto: 5,5.


Pittsburgh Steelers
pitts
 
Ben Roethlisberger. Potremmo contare i difetti del numero 7. Ne annoteremmo davvero parecchi. Alla fine però il risultato è che in cinque anni ha vinto due Super Bowl. E se nel primo successo non fu propriamente brillante, questa volta lo zampino di Big Ben è stato evidente. Un cratere più che un’orma. Allo spettacolo non concede, e non concederà mai, molto. L’ultimo drive però è già nella leggenda. E se è vero che la ricezione di Holmes è stata oltremodo incredibile è anche vero che il lancio non è da meno. E Roethlisberger ne aveva già passato uno strepitoso pochi istanti prima che l’Mvp della partita però non era riuscito ad afferrare. Voto: 8.
Santonio Holmes. La confessione e la redenzione. Tutto in pochi giorni. Holmes e la sua ricezione li rivedremo per il resto dei nosti giorni. Il marchio a fuoco è quello, guai però a dimenticarsi della ricezione precedente che avvicina gli Steelers a pochi passi dall’end zone prima. Voto: 7,5.
Hines Ward. Duro come l’acciaio che porta stilizzato sul casco. Nonostante i legamenti tenuti insieme con le fasciature scende in campo. Non è la sua miglior performance, ma due palloni li tira giù. Voto: 6,5.
Nate Washington. L’uomo dei big-play non è pervenuto. Voto: 5.
Willie Parker. Non è proprio stato il Super Bowl del gioco di corsa. Parker non ha gli stessi limiti di James ma come il collega non ha trovato gli spazi in una partita che è stata vissuta principalmente in volo. Voto: 5,5.
Heath Miller. Con Ward a un decimo di servizio è lui a incartare i palloni sul breve. Voto: 6,5.
James Harrison. Una bella fetta di torta è merito suo. Le cento yard corse palla in mano con il cronometro del primo tempo ormai a zero hanno lanciato gli “acciaieri”. Il ritorno di intercetto più lungo nella storia del Super Bowl ha coronato un campionato da fenomeno. Voto: 7.
LaMarr Woodley. Tanto per gradire mette due volte le mani addosso a Warner. Che coppia con Harrison. Voto: 6,5.
benTroy Polamalu. Cerca la giocata in ogni momento del match. Non la trova. Alla fine il suo apporto è più caratteriale che pratico. Voto: 5.
Le secondarie. Controllano Fitzgerald per una trentina di minuti. Poi si fanno affettare. Voto: 5,5.
Mike Tomlin. Il più giovane head coach a vincere un Super Bowl. Glaciale. Preciso. Ha guidato gli Steelers senza commettere errori e senza perdere mai la calma. La telefonata del presidente Obama è la ciliegina sulla torta. Voto: 8.
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La palla della partita a… BEN ROETHLISBERGER. Chirurgico. Per me il migliore è stato lui. Ha cancellato le critiche e portato i gialloneri di nuovo sul tetto del mondo. Il Super Bowl opaco del 2006, comunque vinto, è un ricordo sfumato, il colore della copertina adesso è l’ultimo drive del 2009.

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