Le bufere sull’MVP

nflPeyton Manning è stato premiato dai giornalisti come Most Valuable Player della NFL.
Ecco, questa è la frase che viene scritta negli annali ogni volta che la stagione regolare finisce. Manning succede quindi al rivale Tom Brady, che l’anno scorso vinse il premio in modo sfolgorante, con la migliore per un quarterback nella storia della lega.

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Discorso diverso in questo 2008 appena concluso per il numero 18 dei Colts. La mancanza di un QB o di un runningback dominante ha reso la votazione di quest’anno la meno pronosticabile degli ultimi anni.
Ne sono venuti fuori di tutti i colori. C’era chi voleva darlo a James Harrison, o a DeMarcus Ware, o ad Albert Haynesworth. Tra gli attaccanti, c’era chi ipotizza Adrian Peterson, Michael Turner o Kurt Warner.
Manning ha vinto il riconoscimento con 32 voti su 50, mentre Chad Pennington e Turner ne hanno presi solo 2. Grossa differenza, ma sono molti i motivi che hanno spinto a questi decisione, definita “assurda”, “ingiustificata”, “pompata” da molte parti.
Innanzitutto, il MVP è dato a quel giocatore che è più importante per la sua squadra, e che è il principale shareholder nell’affermazione di essa. Ciò è sempre o quasi coinciso con colui che mette assieme i numeri, le statistiche migliori della lega.
manningMa ciò non vuol dire che Manning, statisticamente dietro a Warner e Drew Brees, abbia demeritato il premio. Nel periodo di tempo delle 9 vittorie con cui i Colts sono entrati nei Playoff, Manning guida la lega in percentuale di completi, in yard lanciate, nel rating. Allora ripercorri all’indietro la stagione di Indianapolis, per trovare quali siano i dubbi su questa elezione.
Week 1: Indianapolis perde malissimo in casa contro i Bears. Matt Forte, alla prima da professionista, fa quello che vuole, distrugge la difesa di Dungy nel 29 a 13 finale. Il 18 in blu e bianco completa il 60% dei 50 passaggi tentati.
Week 2: Adrian Peterson mette a ferro e fuoco la difesa dei Colts, ma Minnesota, dopo aver intercettato due volte Manning, si lascia sopraffarre nel finale. E’ chiaro che per i Colts sarà una stagione in salita. Manning risente delle operazioni al ginocchio dell’estate, ed è chiaro da quanto visto al Metrodome.
Week 3: 216 yard e ancora 2 intercetti per Manning, mentre la difesa sulle corse ancora crolla concedendo 230 yard ai due RB avversari. Joseph Addai ha una buona giornata, ma Indy perde a 4 secondi dal termine, e sembra una squadra quasi in ginocchio, anche considerando la debolezza dell’avversario.
Week 7: A Green Bay arriva il peggio della stagione. 2 intercetti, nessun TD in un blowout che limita il 18 al 50% di completi. Facile la vittoria di Tennesse, la settimana dopo, dove arrivano altri 2 intercetti, contro un avversario troppo superiore.
Superiore, certo, come erano molte squadre ad inizio stagione. Come abbiamo visto, la difesa sulle corse è all’ennesima dimostrazione di inconsistenza, e neanche il ground attack offre garanzie, come invece aveva fatto nella stagione del SuperBowl vinto. New England, Pittsburgh e San Diego ancora da visitare sulla schedule, poca fiducia e la ricerca del titolo divisionale ormai abbandonata. C’erano tutti gli estremi per prendersi un po’ di riposo, per tornare nel 2009 migliori che mai. Ma Manning non è di questo avviso. Arrivano le famose nove vittorie, prima dello stop sanguinoso con i Chargers di sabato sera.
Il suo cambiamento di prestazioni è stato sintomatico su quanto i Colts dipendano da lui, ed oltre a questo c’è da aggiungere che mai come quest’anno il supporting cast è stato di second’ordine. Marvin Harrison non è più quello di un tempo e si sapeva, il running game è altalenante a causa di un Addai discontinuo, la difesa non è in grado di ridare la palla all’attaco con facilità.
Quindi, Peyton è stato il giocatore che è stato più determinante per la sua squadra in questa regular season? Sì, decisamente.
Premio meritato? Su questo si può discutere.
Tutti i nomi citati all’inizio sono meritevoli, e l’opinione pubblica si aspettava in una stagione così equilibrata un’occasione per eleggere un MVP fuori dal comune, come Harrison, un difensore, o Andre Johnson, un receiver. Il fatto che Manning non eccella nel record della squadra (inferiore a quelli di Pittsburgh, Tennessee, New York) e nelle stats ha poi ulteriormente confortato chi sperava in una elezione particolare.
Invece i giurati hanno pensato di applicare la definizione dell’award alla regola.
Peyton Manning è Most Valuable Player per la terza volta. Questa è la seconda frase che verrà scritta, con buona pace di chi non supporta il nativo di New Orleans…
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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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